Annullata cartella da 300mila euro. AER deve pagare spese legali e processuali
Chi l’ha detto che la forma è meno importante della sostanza?
Lungi dall’essere un fattore puramente estetico (in senso letterale o metaforico), riesce, al contrario, a pregiudicare/inficiare il contenuto. Non solo nei rapporti umani, ma anche – anzi soprattutto – quando si tratta di rapporti con lo Stato…ed il Fisco. Un esempio? È sufficiente un elemento erroneo/mancante nel confezionamento della cartella esattoriale per determinare l’annullamento della stessa, e liberare il contribuente dalla condizione debitoria nei confronti di Agenzia delle Entrate Riscossione.
L’ultimo esempio a dimostrazione di questo arriva dall’Umbria, dove un imprenditore è riuscito a ottenere la cancellazione di una cartella dall’importo superiore a 300mila euro grazie alla pronuncia della Corte di Cassazione.
Il debito da capogiro risultava da un mix di tasse ed IVA non pagate.
La sorte del contribuente si è ribaltata attraverso i gradi di giudizio
Inizialmente, infatti, erano state accolte le ragioni del Fisco, ed Agenzia delle Entrate Riscossione era in procinto di rivalersi sui suoi beni. In fase di ricorso, però, sono stati rilevati vizi di notifica, e questi hanno ridotto la finestra temporale necessaria a determinare la prescrizione.
Successivamente la Cassazione ha decretato l’annullamento della cartella, e richiesto ad AER il pagamento delle spese processuali e legali.
Cartella esattoriale: come individuare un vizio di forma
Dopo averla ricevuta il contribuente può agire in due modi. Scegliere di pagare, o contestarla, se ritiene che contenga elementi di criticità, relativi alla forma o al contenuto (mancata indicazione dell’importo dovuto, della finestra temporale entro cui procedere al saldo, o della procedura da seguire per richiedere la rateizzazione).
Nello specifico, i vizi di forma scaturiscono dalla mancata ottemperanza allo schema basico di cartella esattoriale predisposto dal Ministero.
La redazione