Arezzo: il malumore degli orafi usati come “scudo politico”
La banca dell’oro
Così era stata emblematicamente ribattezzata Banca Etruria, in virtù del doppio filo che la lega al comparto orafo di Arezzo. A dicembre scorso, durante la Commissione d’Inchiesta Parlamentare sulle Banche, il presidente Consob Giuseppe Vegas aveva ripercorso un colloquio avuto nel 2014 con l’allora Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Quest’ultima aveva espresso una certa ansia rispetto all’eventualità che l’istituto di credito toscano finisse nella sfera d’influenza della Popolare di Vicenza.
Banca Etruria, infatti, ha supportato per più di 50 anni lo sviluppo dell’oreficeria aretina. Un comparto, questo, che a fine 2014 contava circa 1.500 imprese e 8.000 occupati; subito dietro Vicenza, con poco più della metà degli addetti.
Quale effetto ha avuto l’intervento della Boschi, mossa a salvaguardare Baca Etruria anche per interessi familiari? Quest’intervento ha rinsaldato il rapporto con Arezzo e i suoi orefici? A sentirli parlare non si direbbe...
La redazione