Cartelle: cosa cambia con DDL riforma giustizia tributaria
“Se ne riparla a settembre”
L’estate è (anche) uno stato mentale, ma non quando si tratta di burocrazia e Fisco. Questi, infatti, non dormono mai, neppure nei giorni immediatamente precedenti Ferragosto, che storicamente sancisce una sorta di paralisi produttiva, in Italia.
Così, nei giorni scorsi è stato varato il DDL di riforma della giustizia tributaria, che introduce provvedimenti interessanti (e convenienti) sia dal lato degli enti di riscossione che da quello dei contribuenti. Perlomeno sulla carta.
Cartelle esattoriali: si paga in base al verdetto della Cassazione
Si tratta, sostanzialmente, di una sanatoria; la percentuale dell’importo inizialmente dovuto che bisogna versare per estinguere la pendenza dipende dal verdetto della Corte Suprema. Fino a 100mila euro, se Agenzia delle Entrate Riscossione vede rigettare entrambe le volte le sue istanze, il contribuente deve pagare il 5% per regolarizzare la sua posizione.
Se invece il Fisco soccombe solo in uno dei due gradi di giudizio, sarà necessario versare il 20% dell’importo originario per chiudere – letteralmente – i conti.
Secondo alcune stime, questa misura consentirebbe lo smaltimento di circa 23mila cartelle esattoriali, dimezzando, contestualmente, i procedimenti tributari ancora aperti.
Debiti con il Fisco? Un bollino “di qualità” può fare la differenza
Il DDL di riforma della giustizia tributaria renderà più facile, per le partite IVA che si sono dimostrate virtuose negli ultimi tre anni (pagella fiscale pari almeno a 9), di ottenere la sospensiva dell’avviso di pagamento impugnato davanti alla Commissione Tributaria.
La redazione