Cartelle esattoriali: Equitalia “dà i numeri”? Ci rimette il cittadino

Le follie dell'Agenzia di Riscossione

stop_equitaliaLa burocrazia, quando impazzisce, produce vicende che sono peggio di Ogm. 

Situazioni bizzarre, paradossali, ai limiti dell’inverosimile. Una sorta di mostro a più teste. Sviste capaci di “dissanguare” il contribuente e/o costringerlo a scelte che hanno dell’incredibile. Ecco due casi assai emblematici in tal senso, ognuno a modo proprio. 
 

Ricordate la donna di Mantova arrivate a un passo dal suicidio a causa di un debito di 50.000 euro con Equitalia?

La storia sembrava destinata al lieto fine, dato che l’Agenzia di Riscossione si era detta disponibile a trovare un “punto d’incontro”. In realtà poi, l’epilogo è stato ben diverso. 

Dopo aver espresso la propria volontà di collaborare, Equitalia è infatti  tornata sui propri passi, dichiarando che non era possibile procedere a una dilazione “lunga”, a causa dell’Isee del nucleo familiare. Così, sarebbe stato necessario frazionare il pagamento in sei anni. 
 
 
A quel punto la donna e il marito si sono sentiti presi in giro e hanno deciso di compiere un gesto eclatante, e per certi versi provocatorio. «Per poter pagare siamo costretti a separarci, anche se ci vogliamo un bene dell’anima. Solo così riusciremo ad abbassare la soglia Isee usufruendo di un pagamento rateale in dieci anni». Impossibile agire diversamente, dato che la famiglia si mantiene su un’unica fonte di reddito.
 
autotutela_equitaliaA Rovereto, invece, un uomo si è visto chiedere da Equitalia 150.000 euro per un accertamento fiscale risalente al 1979. Inizialmente ha pensato si trattasse di un errore, ben presto però, è stato tutto chiaro. La cifra riguardava l’attività commerciale della madre, di cui però era stato nominato unico erede, attraverso testamento olografo, il marito. 
 
«In Italia un testamento di questo genere può essere annullato in quanto lede le quote di legittima, la mia e quella dei miei fratelli. Tuttavia il codice civile tutela anche la volontà del defunto e prevede che il testamento può essere reso nullo solo se gli aventi diritto, cioè io e i miei fratelli, procedono con un atto di impugnazione. Questo è un diritto potestativo e nessuno può farlo valere al posto mio e dei miei fratelli». Così l’uomo.  «Malgrado questo, dodici anni fa l’Agenzia delle Entrate mi recapita una cartella per un debito del 1974 di mia madre indicandomi come coobbligato al pagamento, ed Equitalia mi sequestra la macchina. Ovviamente non mi dice perché dovrei essere coobbligato». 
 
Inizia una lunga battaglia, che, alla fine, vede riconosciute le ragioni del contribuente. «Dopo un ennesimo intervento del mio avvocato è stata accolta la richiesta di sgravio, in quanto effettivamente non erede. Ma nel frattempo ho passato due anni d’inferno e ho dovuto pagare di tasca mia il legale».
 
da Redazione