…com’è andato a finire lo scandalo degli stipendi “d’oro”?
Tanto rumore per nulla
Può riassumersi così l’esito del dibattito sugli introiti “stellari” di manager pubblici e onorevoli. Un tema, questo, che aveva fatto irruzione nell’agenda pubblica ai tempi del Governo Monti (correva l’anno 2011), in piena crisi economica.
C’è stato un momento in cui lo sdegno e l’attenzione della collettività erano letteralmente monopolizzati dalla questione, usata anche da alcuni partiti politici per legittimare le proprie derive demagogico-populiste e raggranellare consensi. Una specie di cavallo di Troia necessario a vedersi spalancare le porte di Montecitorio.
Rigore, risparmio e buonsenso parevano essere le nuove parole d’ordine. Un mantra a cui avrebbero dovuto, finalmente, conformarsi anche quelli che per decenni erano vissuti in una – dorata – realtà parallela. Tuttavia, con la stessa rapidità con cui il tema si era conquistato il “ruolo” di primadonna sul palcoscenico dell’opinione pubblica, è stato nuovamente “declassato” e ha smesso di smuovere animi e coscienze. I tetti massimi previsti sono stati considerevolmente ridimensionati, e dal 2018 potrebbero ricominciare per dirigenti e onorevoli i bei tempi d’oro…