Come si arriva all’esproprio dei beni (e come evitarlo)
Tra un debito non rimborsato e il pignoramento, c’è di mezzo l’atto di precetto
L’esproprio forzoso si concretizza solo dopo che al debitore sia stata concessa, tramite notifica, l’ultima chance di rimborsare, entro 10 giorni, la somma pendente. In alternativa si potrebbe interpellare il cosiddetto Organismo di Composizione della Crisi per negoziare con il creditore almeno il pagamento di una parte della somma originaria.
Se l’atto di precetto cade nel vuoto, si procede all’invio del titolo esecutivo, rappresentato da un atto giudiziario (sentenza, decreto ingiuntivo) o stragiudiziale (ad esempio, il cosiddetto titolo di credito, nello specifico il titolo al portatore, il titolo all’ordine o il titolo nominativo).
Il pignoramento comporta una perizia da parte del Consulente Tecnico d’Ufficio, finalizzata a quantificare il valore di mercato, di realizzo o decurtato delle spese, in riferimento ai beni espropriati. Questi vengono poi venduti al più basso dei tre importi, così da contenere le spese a carico del tribunale.
Come fare a scongiurare il pignoramento dei beni?
Ci sono varie opzioni, oltre alla succitata ricomposizione della crisi (l’esdebitazione è sancita dalla legge n.3 del 2012, anche detta salvasuicidi). La scelta dipende dalla natura dei beni espropriati.
Il saldo e stralcio, ad esempio, garantisce velocità di vendita e di trasferimento del bene. Contestualmente, la somma incassata dal debitore sarà maggiore di quella che avrebbe che avrebbe garantito un’asta giudiziaria.
Si può, invece, usufruire della conversione del pignoramento versando un sesto del dovuto al creditore. Se il giudice dà il via libera, il debito originario andrà saldato entro 4 anni.
La redazione