Conti correnti: quale compromesso tra clienti e banche?
Avere a disposizione un Iban per pagamenti e accrediti è un diritto ma anche una responsabilità
Infatti, per i clienti, la contropartita di facilità, rapidità e sicurezza nelle transazioni è rappresentata dalla tracciabilità, elemento a favore di eventuali creditori lasciati in sospeso (privati, Fisco ed enti locali).
Dal punto di vista delle banche, il riconoscimento giuridico di questo diritto implica un obbligo, ed un rapporto costi/benefici praticamente rovesciato. Inevitabile, quindi, chiedersi, se ed in che modo contemperare gli obiettivi finanziari delle due parti; il Parlamento ha deciso di provarci con il Ddl n.1712 discusso in Senato nelle scorse settimane.
Cosa prevede il provvedimento?
Gli oneri in capo agli istituti di credito sarebbero due: apertura del conto per chi lo richiede, e impossibilità di rescindere il contratto prima dei termini stabiliti, se il saldo è positivo.
Il Ddl 1712 è scaturito da una situazione ormai consolidata in ambito bancario, a discapito dei cittadino. Vale a dire, la chiusura unilaterale dei conti nonostante la presenza sull’IBAN di somme di denaro, e nonostante l’assenza di una giusta causa. Ciò ha determinato una duplice e deleteria conseguenza per i correntisti: l’iscrizione a cattivo pagatore, e l’impossibilità di utilizzare i propri risparmi.
L’Associazione Bancaria Italiana, attraverso il suo direttore, ha espresso una serie di perplessità in riferimento ad entrambi gli oneri. Questi violerebbero non solo il principio di diligenza e buona fede che gli istituti di credito sono chiamati ad applicare in funzione antiriciclaggio, ma anche il diritto di recesso che il nostro ordinamento riconosce ad ambo le parti di un contratto.
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