Contratti viziati da usura: migliaia di cittadini hanno pagato ingiustamente?
06.07.2017 12:31
Contratti viziati da usura
Nella guerra agli illeciti bancari che vede i cittadini contrapposti agli istituti di credito i primi incassano una nuova, seppur parziale, vittoria. Proprio in questi giorni, infatti, sono stati rimandati a giudizio per usura l’amministratore delegato, il direttore generale e il condirettore generale di Findomestic, società del gruppo BNP – Paribas che costituisce uno dei principali operatori sul mercato italiano del credito al consumo.
Ne avevamo parlato in precedenza in questo articolo.
I vertici dell’azienda dovranno essere giudicati per il reato di usura bancaria in concorso; l’imputazione è resa ancor più pesante dal fatto che la vicenda si sarebbe verificata nell’ambito dell’esercizio dell’attività di intermediazione finanziaria. La prima udienza è prevista per il 14 settembre.
“Solido il quadro probatorio presentato dal cittadino”
Il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Verona ha ritenuto le prove fornite dal denunciante sufficientemente attendibili e circostanziate da dimostrare che le clausole del contratto sottoscritto fossero viziate da usura bancaria.
La pronuncia emessa apre interessanti (anche se preoccupanti) scenari, in quanto il contratto in questione è di tipo standard, ciò significa che è, probabilmente, assai diffuso tra i clienti della società. Dunque, nel futuro prossimo molti di questi potrebbero rivolgersi all’autorità giudiziaria per la medesima ipotesi di reato.
Nei mesi scorsi Findomestic si era pubblicamente espressa sulla vicenda attraverso una comunicazione indirizzata al Fatto Quotidiano, nella quale precisava di essersi sempre attenuta ai dettami della Banca d’Italia. Nella stessa occasione la società del gruppo BNP – Paribas aveva sostenuto che il pubblico ministero e i suoi consulenti tecnici erano ricorsi, per il calcolo dell’usura bancaria, a un metodo diverso da quello suggerito da Banca d’Italia. A onor del vero, però, già una sentenza della Corte di Cassazione aveva specificato che gli istituti di credito sottoposti a vigilanza non sono tenuti ad attenersi a circolari e direttive che violano la legge.
Usura bancaria: disco rosso a istituto di credito
Intanto, a Olbia, in Sardegna, F.G., imprenditore operante nel settore automobilistico, ha visto sospendere dal giudice il decreto ingiuntivo richiesto da un istituto di cui era cliente. Quest’ultimo dichiarava di avere un credito di circa 900mila euro, derivante da un rapporto durato 15 anni.
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Dal canto suo, l’imprenditore ha ottenuto il puntuale esame degli estratti conto ricevuti nel corso del tempo dimostrando che, al contrario, è la banca ad avere un debito di circa 400mila verso di lui. La somma sarebbe il frutto del reiterato ricorso, da parte dell’istituto di credito, all’usura e anatocismo.
La prossima udienza è attesa per il 18 febbraio del 2018, e in quell’occasione la banca dovrà presentare i documenti che certifichino la pendenza dell’azienda.
La redazione