Cosa è cambiato davvero per il pignoramento del conto corrente dal 1 luglio
18.07.2017 12:01
Cosa è cambiato
È luglio, ma la burocrazia per il momento non sembra disposta ad andare in ferie. Negli uffici di Agenzia delle Entrate – Riscossione, infatti, si lavora per ultimare il passaggio di consegne e concretizzare il “trasloco” di competenze da Equitalia.
Sono molti i frangenti caratterizzati da una sostanziale continuità tra i due enti, tuttavia, almeno in un caso si registra una cesura netta rispetto al passato. Parliamo dei pignoramenti dei conti correnti. Un’azione, questa, che da qui in avanti si svolgerà in tempi estremamente rapidi. Cerchiamo di capire perché.
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Prelievo forzoso: cosa cambia rispetto al passato?
Nelle scorse settimane si è molto discusso della facoltà, attribuita ad AER, di procedere senza ottenere preventivamente il via libera del giudice. Ebbene, i margini di manovra per Equitalia erano altrettanto ampi: la legge relativa all’esecuzione esattoriale aveva stabilito infatti che il pignoramento da parte di quest’ultima dovesse essere preceduto unicamente da una comunicazione all’istituto di credito e al debitore.
A mutare sostanzialmente è, invece, la procedura da seguire per individuare i conti correnti su cui effettuare il prelievo.
In tempi recenti è stata varata un riforma che consente ai creditori di visualizzare la situazione finanziaria della controparte presentando al Presidente del Tribunale richiesta di accesso alle banche dati degli enti pubblici. Detti archivi digitali, infatti, contengono una vasta gamma di informazioni attraverso cui è possibile, ad esempio, verificare di che natura sono i redditi percepiti, e se esistono conti correnti o depositi bancari.
Così, dopo aver fatto recapitare al debitore l’atto di precetto, il creditore può “entrare” nell’Anagrafe Tributaria e nell’Anagrafe dei conti correnti individuando con precisione e tempestività da dove prelevare l’importo necessario a saldare la pendenza. Anche Equitalia, ente a carattere privato, era tenuta a osservare questa procedura.
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Per Agenzia delle Entrate – Riscossione, che ha invece natura pubblica, le cose stanno diversamente. Quest’ultima infatti può accedere direttamente alle banche dati dell’INPS, visualizzando in modo immediato se esistono rapporti di lavoro e qual è il compenso percepito.
Ciò significa che, se il contribuente non paga entro 60 giorni, l’ente può istantaneamente verificare dove sono depositati eventuali redditi, comunicare il pignoramento al debitore e all’istituto di credito, e chiedere a quest’ultimo di girare direttamente all’Agenzia di Riscossione l’ammontare della pendenza.
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Quali conseguenze produrrà questa modifica procedurale nei confronti dei contribuenti? Secondo Agenzia delle Entrate – Riscossione consentirà blocchi mirati e specifici, evitando che ai cittadini sia impedito tour court di lavorare e magari portare avanti la propria attività produttiva.
La redazione