Covid19 e buoni spesa: chi fa da sè...
Dacci oggi il nostro pane quotidiano?
Ogni giorno un italiano si alza, e deve compiere due missioni quasi impossibili: schivare il contagio da Covid19, e portare qualcosa a tavola, per sé e per la propria famiglia.
Non tutti, infatti, hanno avuto la fortuna di continuare a lavorare da casa, senza colpo ferire, dopo il lockdown iniziato il 9 marzo. Molti hanno subito una drastica riduzione di ore e quindi di stipendio…e tanti altri sono rimasti, “semplicemente”, disoccupati. Questo ha moltiplicato i problemi legati a gesti quotidiani che si davano per scontati. Andare a fare la spesa, pagare le bollette…
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Nelle scorse settimane il governo aveva annunciato un’iniziativa in tal senso. Vale a dire, un poderoso stanziamento di fondi destinati alla concessione di buoni spesa di singoli o nuclei familiari in serie difficoltà economiche.
Poi…il silenzio. La notizia sembrava essere stata risucchiata da un vortice di glaciale indifferenza, dalle istituzioni, e dai canali di informazione nazionali. Volete sapere perché è successo questo? Perché lo Stato ha demandato ai Comuni il compito di smistare le risorse destinate ai buoni spesa, e quindi stabilire i relativi criteri e le modalità di presentazione delle domande.
Una parola riassume, da sola, il quadro delle azioni messe in campo dagli enti locali: caos. Già, perché questi si sono mossi con tempistiche diverse, in ordine sparso…praticamente frammentato. E spesso, i nuclei più bisognosi sono rimasti a bocca asciutta perché le “maglie” di selezione a cui sono stati sottoposti si sono rivelate talmente rigide da risultare scollate dalla realtà del territorio.
Un esempio? Alcuni Comuni hanno assegnato i buoni spesa solo dopo aver effettuato dei colloqui con i richiedenti, in altri casi, invece, ogni domanda presentata ha avuto in automatico esito positivo; talvolta sono stati interpellati anche gli assistenti sociali. Per quanto riguarda le modalità di erogazione, si passa dal bonifico su IBAN, ai buoni pasto classici, fino alla consegna a domicilio di beni alimentari.
Inevitabile, quindi, porsi una domanda: mangiare è un’esigenza primaria. Come si può condizionarla alle lungaggini burocratiche o alla discrezionalità di un funzionario pubblico? Lo stomaco, purtroppo o per fortuna, non sente ragioni…
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La redazione