Concedono prestito ad anziano pozzallese col tasso del 27%. Sette richieste di rinvio a giudizio

Usura aggravata e continuata nei confronti di un pozzallese al quale sarebbe stato imposto un tasso che sfiorava il 27 per cento. Con quest’accusa compariranno davanti al Gup del Tribunale, Andrea Reale, il prossimo mese di febbraio, sette persone tutte legate a società di intermediazione. Si tratta di un , pozzallese, socio accomandatario di una società intermediaria di primo livello, di due  ragusani, rispettivamente collaboratrice e socio accomandatario di una società di intermediazione di secondo livello, di un lentinese, procuratore speciale di una terza società, di un soggetto residente in Brasile, e di uno residente a Roma, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione ed amministratore delegato di quest’ultima società, oltre ad un inglese, residente a Milano, rappresentante per l’Italia di una nota banca inglese. La parte offesa, S.M., 80 anni, si è costituito in giudizio con l’avvocato Francesco Giardina. Tutti gli imputati, ognuno nel proprio ruolo, si sarebbero fatti dare, ovvero promettere, per loro o altri, dalla parte civile, in corrispettivo di un prestito di denaro di 8.791,51 euro, concesso sotto forma di finanziamento a fronte della cessione di un quinto della pensione Inpdap(contratto sottoscritto il 10 febbraio 2009), la somma complessiva di 25.200 euro, da restituire mediante rate mensili di 210 euro per dieci anni, addebitando già all’atto dell’erogazione del prestito, oneri per complessivi 16.408,95(premi assicurativi 6428,52 euro, interessi 3137,02 euro, commissioni finanziarie 4296,95 euro, commissioni accessorie 2268 euro, spese contrattuali 278 euro), applicando, secondo l’accusa, sulla somma concessa in prestito, un interesse pari al 26,60 per cento annuo, che viene considerato usurario, in quanto superiore al tasso soglia pubblicato dal Ministero del Tesoro nei periodi di riferimento ovvero dal primo gennaio 2009 al primo gennaio 2012. Contestate anche le aggravanti per avere agito nell’esercizio di un’attività bancaria e di intermediazione finanziaria e di avere commesso il fatto in danno di persona che si trovava in stato di bisogno. Il pubblico ministero, Francesco Puleio, ha chiesto il rinvio a giudizio per tutti

 

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