“Dovevo pagare la badante dei miei genitori. Non sapevo come fare, e sono finito in mano agli usurai”
Quando un genitore si ammala, il figlio si trova ad affrontare una situazione doppiamente problematica
Al dolore e all’amarezza derivanti dalla consapevolezza che la persona cara non tornerà più nel pieno possesso delle sue facoltà, si aggiunge infatti spesso la necessità di contribuire alle spese inerenti cure e assistenza. Quando l’ammontare della pensione è magro, è un’impresa perfino riuscire a fare la spesa dopo il 15 del mese.
Uno dei bisogni primari per un anziano, soprattutto se i figli vivono lontano e/o svolgono un lavoro che offre pochi margini di movimento, è quello di essere affiancato da una badante. Tuttavia, che si tratti di un lavoro di qualche ora al giorno o di un impegno full time, è necessario mettere in conto una spesa mensile che si aggira, come minimo, intorno ai 500 euro.
Dove trovare i soldi
Quando magari si percepisce una pensione sociale addirittura più bassa? Se anche i figli non usufruiscono di entrate sostanziose, ricorrere a un prestito è una tappa quasi obbligata, e il rischio tangibile è quello di finire in mano a qualcuno intenzionato a speculare e strumentalizzare la situazione di difficoltà. Ci si imbatte così in squali dediti all’usura. Stavolta è successo in Valle D’Aosta, dove quattro persone, uno dei quali ex finanziere e valletto al Casinò di Saint Vincent, sono indagate e rischiano complessivamente 15 anni di carcere.
All’origine dell’inchiesta
Condotta dal pm Luca Ceccanti, c’è la denuncia di un ex doganiere che, dopo aver visto sospendere il contributo per pagare l’assistenza ai genitori, ha dovuto cercare un modo “alternativo” per reperire i soldi necessari.
Si è rivolto a un conoscente che ha svolto il ruolo da intermediario per fargli ottenere un prestito e, a partire dal 2013, ha dovuto corrispondere interessi vertiginosi, arrivati a sfiorare il 300%.
L’uomo si è ritrovato tra l’incudine e il martello
Da una parte i finanziamenti ottenuti dalle banche, e dall’altra persone che lo intimorivano e che, presumibilmente, non si sarebbero fermate davanti a nulla, se lui non avesse pagato quanto richiesto. Così, per anni ha “assecondato” le loro costanti richieste di soldi: gli assegni consegnati fungevano da mera garanzia, in quanto si pretendeva che gli interessi venissero versati in contanti, per evitare di lasciare tracce.
Somme di denaro che, per un distorto principio dei vasi comunicanti, passavano di mano in mano e crescevano di volta in volta. Per ogni giorno di ritardo comportava un rincaro di 50 euro.
Il finanziere si è costituito parte civile, ha sporto querela e chiesto un risarcimento di 50mila euro. Dal canto suo, il legale dell’ex finanziere ha dichiarato che il suo assistito si è limitato “a prestare dei soldi a un amico in difficoltà”.
Considerando che i tassi applicati sono arrivati al 300%, viene chiedersi quale sarebbe stato il trattamento se l’interlocutore fosse stato un semplice conoscente o, addirittura, una persona per cui non nutriva particolare simpatia…
La redazione