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Auto: arriva il Documento Unico di Circolazione. Più facile radiazione d’ufficio
29.05.2017 17:12
Il primo luglio si candida a diventare stabilmente una data da ricordare, per il cittadino. Se infatti quest’anno corrisponde all’inizio della “pensione” di Equitalia, nel 2018 sarà il giorno a partire dal quale, per i possessori di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, certificato di proprietà e libretto diventeranno una sola cosa. Toccherà sostituirli al Documento Unico di Circolazione. Peraltro, subiranno la radiazione d’ufficio i mezzi su cui il bollo auto risulterà non pagato per almeno tre anni.
Il provvedimento è stato introdotto nei giorni scorsi da uno dei tre decreti approvati dal Governo in attuazione della Legge di Riforma della Pubblica Amministrazione (n.124 del 7 agosto 2015) e su proposta del Ministro per la Semplificazione Maria Anna Madia.
Il Documento Unico di Circolazione prenderà quindi il posto dei documenti attualmente rilasciati da ACI (certificato di proprietà) e Motorizzazione Civile (libretto di circolazione), così da uniformare l’Italia alla disciplina degli altri Paesi europei. Manterranno comunque la loro validità le carte di circolazione emesse prima dell’entrata in vigore del decreto, come pure quelle prodotte in seguito, e comunque entro il 1° luglio 2018.
La radiazione d’ufficio dei veicoli per cui il bollo non sarà stato pagato da almeno tre anni sarebbe la conseguenza della sottrazione all’ACI della facoltà di procedere in conformità al provvedimento ex articolo 96 del Codice della Strada.
Perché il provvedimento suscita perplessità?
Esemplificazione e risparmio, di tempo e risorse, parrebbero tuttavia essere, a oggi, propositi teorici, dichiarazioni d’intenti messe su carta ma lontane dalla concretizzazione. Cerchiamo di capire perché.
Motorizzazione Civile e PRA resteranno due entità distinte, e al momento è stata rimandata anche l’eventualità di costituire un registro unico dei veicoli.
Inoltre, sebbene il provvedimento approvato dal Governo nei giorni scorsi preveda l’unificazione dei compensi percepiti da Motorizzazione e Pubblico Registro Automobilistico, in una prima fase si procederà semplicemente alla somma dei due, a oggi sdoppiati. La “fusione” vera e propria è stata delegata a misure di legge future. Dunque la costituzione del Documento Unico di Circolazione, per il momento, non implica alcuna convenienza per l’utenza.
Chi incasserà l’importo unico, in futuro?
È l’aspetto più delicato della questione. L’adeguamento tariffario sarà affidato al Ministero dell’Economia, che incamererà le somme pagate dai cittadini.
Si renderà quindi necessaria l’emanazione di decreti ad hoc atti a sancire in che modo il totale verrà suddiviso tra Motorizzazione e PRA, andando a incidere direttamente sullo “stato di salute” dell’ACI. Quest’ultima, infatti, finora, si è sostenuta proprio attraverso gli introiti connessi al suddetto registro che, prossimamente, potrebbero prendere la via del dicastero economico.
La redazione Il primo luglio si candida a diventare stabilmente una data da ricordare, per il cittadino. Se infatti quest’anno corrisponde all’inizio della “pensione” di Equitalia, nel 2018 sarà il giorno a partire dal quale, per i possessori di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, certificato di proprietà e libretto diventeranno una sola cosa. Toccherà sostituirli al Documento Unico di Circolazione. Peraltro, subiranno la radiazione d’ufficio i mezzi su cui il bollo auto risulterà non pagato per almeno tre anni.
Documento Unico di Circolazione
Il primo luglio si candida a diventare stabilmente una data da ricordare, per il cittadino.
Se infatti quest’anno corrisponde all’inizio della “pensione” di Equitalia, nel 2018 sarà il giorno a partire dal quale, per i possessori di autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, certificato di proprietà e libretto diventeranno una sola cosa.
Toccherà sostituirli al Documento Unico di Circolazione. Peraltro, subiranno la radiazione d’ufficioi mezzi su cui il bollo auto risulterà non pagato per almeno tre anni.
Il provvedimento è stato introdotto nei giorni scorsi da uno dei tre decreti approvati dal Governo in attuazione della Legge di Riforma della Pubblica Amministrazione (n.124 del 7 agosto 2015) e su proposta del Ministro per la Semplificazione Maria Anna Madia.
Il Documento Unico di Circolazione prenderà quindi il posto dei documenti attualmente rilasciati da ACI (certificato di proprietà) e Motorizzazione Civile (libretto di circolazione), così da uniformare l’Italia alla disciplina degli altri Paesi europei.
Manterranno comunque la loro validità le carte di circolazione emesse prima dell’entrata in vigore del decreto, come pure quelle prodotte in seguito, e comunque entro il 1° luglio 2018.
La radiazione d’ufficio dei veicoli per cui il bollo non sarà stato pagato da almeno tre anni sarebbe la conseguenza della sottrazione all’ACI della facoltà di procedere in conformità al provvedimento ex articolo 96 del Codice della Strada.
Esemplificazione e risparmio, di tempo e risorse, parrebbero tuttavia essere, a oggi, propositi teorici, dichiarazioni d’intenti messe su carta ma lontane dalla concretizzazione. Cerchiamo di capire perché.
Motorizzazione Civile e PRA resteranno due entità distinte, e al momento è stata rimandata anche l’eventualità di costituire un registro unico dei veicoli.
Inoltre, sebbene il provvedimento approvato dal Governo nei giorni scorsi preveda l’unificazione dei compensi percepiti da Motorizzazione e Pubblico Registro Automobilistico, in una prima fase si procederà semplicemente alla somma dei due, a oggi sdoppiati.
La “fusione” vera e propria è stata delegata a misure di legge future. Dunque la costituzione del Documento Unico di Circolazione, per il momento, non implica alcuna convenienza per l’utenza.
Chi incasserà l’importo unico, in futuro?
È l’aspetto più delicato della questione. L’adeguamento tariffario sarà affidato al Ministero dell’Economia, che incamererà le somme pagate dai cittadini.
Si renderà quindi necessaria l’emanazione di decreti ad hoc atti a sancire in che modo il totale verrà suddiviso tra Motorizzazione e PRA, andando a incidere direttamente sullo “stato di salute” dell’ACI.
Quest’ultima, infatti, finora, si è sostenuta proprio attraverso gli introiti connessi al suddetto registro che, prossimamente, potrebbero prendere la via del dicastero economico.