“Fare un prestito per avere la pensione? Meglio continuare a lavorare”
Meglio continuare a lavorare
A cosa vi fa pensare l’APE? Chi ha più di 60 anni, probabilmente, suo malgrado da qualche mese a questa parte non associa più la parola ad alveari, polline e miele. L’acronimo indica infatti l’anticipo pensionistico, che può avere carattere sociale o volontario.
La prima formula è destinata a chi svolge lavori usuranti o si occupa di persone in difficoltà, la seconda costituisce invece, sostanzialmente, un acconto sulla futura pensione liquidato dalla banca tramite prestito. Il fine dell’APE volontaria è garantire una fonte di reddito a chi ha maturato determinati requisiti (anzianità anagrafica e contributiva, e distanza massima dalla pensione di vecchiaia pari a 3 anni e 7 mesi) ma non può ancora godere pienamente dei “frutti” del proprio lavoro.
Beneficiare dell’APE volontaria implicherà comunque una contropartita: la pensione futura subirà infatti una decurtazione finalizzata a rimborsare il prestito erogato dalla banca. Così, dopo un primo iniziale interesse, determinato anche da alcune imprecisioni mediatiche, la stragrande maggioranza di chi è in attesa di maturare il diritto alla pensione di vecchiaia ha deciso di non ricorrere a tale misura, e continuare a lavorare. “Preferisco stringere ancora un po’ i denti, che dover pagare per qualcosa che mi spetta di diritto”.