Fisco: in futuro possibile rottamazione anche per i ricorsi?
Pile di scartoffie, incartamenti che spesso si perdono in intricati e caotici corridoi … e cause che durano anni
È questo lo scenario con cui deve confrontarsi il contribuente italiano alle prese con la giustizia. Ecco perché sta facendo parlare la proposta avanzata da Luigi Casero, viceministro dell’Economia, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario. L’idea allo studio sarebbe quella di estendere la rottamazione delle cartelle esattoriali alle liti in materia fiscale pendenti in tutti i gradi di giudizio, non solo in Cassazione. L’intento sarebbe quello di esemplificare il lavoro degli uffici smaltendo l’arretrato esistente.
Quale principio verrebbe applicato?
Attraverso il pagamento di una percentuale ridotta dell’importo originariamente dovuto, potrebbero essere azzerati una quantità di ricorsi notevole, per un ammontare complessivo di circa 30 miliardi di euro. Tuttavia, come spiega Luigi Casero, al momento si tratta di una proposta priva di precisi riferimenti temporali. Poco probabile, quindi, che trovi concretizzazione in tempi rapidi, più verosimile che venga inserita in un ampio progetto di riforma che interessi le Commissioni tributarie, e che preveda l’istituzione di organismi ad hoc nell’ambito della Cassazione, e lo sviluppo ulteriore del processo di mediazione. Quest’ultimo a oggi è già attivo, e viene utilizzato per i ricorsi entro i 20mila euro, che costituiscono il 75% del totale; nell’ultimo anno, grazie a esso, le cause esistenti sono state ridotte di un quinto. L’ipotesi sarebbe di estenderne l’applicazione fino alla soglia dei 50mila euro.
I precedenti
L’ultima volta che è stata applicata la rottamazione ai ricorsi correva l’anno 2012. L’importo massimo delle liti fiscali era di 20mila euro. Così, fino a 2 mila euro era necessario pagarne 150; l’aliquota applicata era del 10% se in primo grado erano state riconosciute le ragioni del cittadino, quella del 30% qualora la causa fosse ancora in fase preliminare, e il 50% se il Fisco in prima battuta aveva avuto la meglio.
La reazione dell’Agenzia delle Entrate, attraverso il suo direttore Rossella Orlandi, è stata piuttosto fredda, e probabilmente in tal senso ha inciso il fatto che il Fisco esce vittorioso da circa il 75% dei ricorsi approdati in Cassazione.
Dal canto suo il Presidente Giovanni Canzio, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario Tributario, ha voluto porre l’accento sull’enorme quantità di cause tributarie in merito alle quali l’organo supremo è chiamato a pronunciarsi: si arriva a 50mila. Talvolta, ha spiegato, il valore dei contenziosi è bassissimo. Secondo una proiezione, fra tre anni i ricorsi fiscali toccheranno il 56% e fra otto anni raggiungeranno il 65% circa del totale. Uno scenario a dir poco inquietante, che rischia di vedere seriamente compromessa la funzione della Cassazione di nume tutelare dei diritti fondamentali dei cittadini.