Fisco pretende 250mila euro da contribuente malato. Ricorso a Corte dei Diritti Umani
Tutti i debitori sono uguali?
Applicare indistintamente il principio di democrazia può avere effetti deleteri, e generare storture. Talvolta, infatti, sarebbe preferibile, per una questione di buonsenso, preferirgli quello di meritocrazia, come dimostra la vicenda di un contribuente che ha visto sommarsi al danno - una grave malattia cardiaca che ha compromesso anche la sua attività professionale – la beffa, sotto forma di cartelle esattoriali per un importo complessivo di circa 260mila euro. Due gli avvisi di pagamento che ha ricevuto, susseguitisi nel giro di un paio di giorni.
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Tutti i debitori sono uguali?
Applicare indistintamente il principio di democrazia può avere effetti deleteri, e generare storture. Talvolta, infatti, sarebbe preferibile, per una questione di buonsenso, preferirgli quello di meritocrazia, come dimostra la vicenda di un contribuente che ha visto sommarsi al danno - una grave malattia cardiaca che ha compromesso anche la sua attività professionale – la beffa, sotto forma di cartelle esattoriali per un importo complessivo di circa 260mila euro. Due gli avvisi di pagamento che ha ricevuto, susseguitisi nel giro di un paio di giorni.
Agenzia delle Entrate Riscossione gli ha intimato di saldare la pendenza entro cinque giorni, noncurante del fatto che il contribuente avesse presentato ricorso tramite autotutela. Adesso tocca alla Corte dei Diritti dell’Uomo pronunciarsi in merito, e chiarire se – come sembra – ci sia stata una palese e grave violazione dei diritti di un cittadino che versa in condizioni di estrema fragilità e precarietà.
A rendere nota la vicenda è stata Confedercontribuenti, che ha ricostruito la vicenda dell’uomo. Nel 2016, a seguito della diagnosi di patologia cardiaca, questo aveva chiuso la partita Iva, e contestualmente saldato i debiti verso le persone con cui lavorava. Ciononostante Agenzia delle Entrate Riscossione iniziava ad accampare pretese creditizie sempre più pressanti, fino a pignorargli 1/6 della pensione.
Un Fisco impermeabile a tutto ciò che esula dalle sue esigenze, compreso il fatto che la pensione fosse così esigua, da aver costretto il malcapitato ad andare a vivere da un parente.
Cartella “viziosa”, cartella annullabile
Ebbene sì, il credito vantato da Agenzia delle Entrate Riscossione può essere contestato, e quindi decadere, in alcuni casi, ricompresi nella dicitura di vizi formali e sostanziali. Alcuni tra quelli riscontrati più di frequente sono la mancata indicazione dell’ammontare dovuto a titolo di imposta, e dei relativi interessi, e la data di “nascita” della pendenza.
Un altro elemento discriminante è il termine di prescrizione, superato il quale Agenzia delle Entrate Riscossione vede annullarsi il credito.
Contributi previdenziali, multe, sanzioni amministrative, tassa sugli immobili e sulla spazzatura si prescrivono dopo 5 anni. Iva, Irpef e canone Rai dopo 10.
La redazione
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