Gino Votta: né le banche né la malattia mi fermeranno
Ci sono storie che dimostrano che vale la pena lottare, anche quando tutto sembra remare contro. Anche quando non ci si può aggrappare più a nulla, neppure alla salute. Questa è la storia di Gino Votta, un uomo coraggioso che da anni combatte una battaglia tenace e appassionata contro le banche … e la malattia.
Gino Votta è un imprenditore toscano affetto da Sla (“la Stronza”, come la chiama prendendo in prestito la definizione del calciatore Borgonovo) e per questo costretto a veder andare in pezzi la sua azienda, l’ex conceria Nuova T.V., che ha chiuso i battenti nel 2002. Da qui è partito un calvario, a suon di colpo di legali, che lo ha visto contrapposto al Monte dei Paschi di Siena e alla Cassa di Risparmio di Firenze.,
L’uomo ha scelto queste parole, piene di forza e dignità, per rivolgere alle due banche il suo appello ad essere perlomeno ascoltato. «Sono qui col corpo immobile ma la mente in continuo movimento. Scrivo la mia storia dopo mesi di riflessione e anni di inutili tentativi per trovare una ragionevole soluzione, sistematicamente ignorato e preso in giro. Ero titolare di una ditta con 15 operai quando la “Stronza” ha iniziato a incalzare. Con più ricoveri in ospedale che presenze sul lavoro, la ditta ha iniziato ad andare sempre peggio, fino alla totale chiusura. Le banche, nel frattempo “pur capendo la difficile situazione personale”, hanno iniziato la loro opera distruttrice con prelievi dai conti personali, compresa la pensione di mia suocera, finché sono arrivati alla totale chiusura di tutti i miei conti».
A quel punto la decisione di Gino Votta di vendere la nuda proprietà della casa. Non l’avesse mai fatto. Gli istituti di credito si sono insospettiti, lo hanno accusato di falsa vendita e intrapreso una revocatoria finalizzata a giungere alla vendita all’asta dell'immobile. La prima sentenza ha dato loro ragione. Intanto, per l’appello bisognerà aspettare quattro anni. Un arco di tempo obiettivamente troppo lungo, date le condizioni in cui l’imprenditore si trova.
«Quanti sono davvero quattro anni, per me? Con la Sla non si fanno conti elementari, decide lei quando ci sarà l’appello». E anche i suoi tentativi di stabilire un contatto informale con gli istituti di credito per pattuire un risarcimento sono caduti nel vuoto. «Mps non mi ha ancora degnato di una risposta né tramite il proprio legale, né rispondendo alle mail inviate sia al funzionario che al direttore generale».
Da qui, l’amara conclusione di Gino Votta. «Non mi trovo a chiedere soldi o compassione, chiedo un incontro e un ravvedimento per la chiusura di questo infinito contenzioso. Sono a confrontarmi con due banche che si fanno forza di una policy “per il sociale”, declamano e (fortunatamente) finanziano opere rivolte alle minoranze e ai disabili, ma rifiutano la mia proposta. Vorrei solo la medesima attenzione e coerenza con la loro linea di condotta. Ormai non ho più voce per lasciare messaggi in segreteria. Ringrazio di cuore chi potrà aiutarmi, chi mi leggerà e mi darà man forte».
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