Hai a che fare con Equitalia? Buonsenso e correttezza possono essere un miraggio…
Molto rumore per nulla. A distanza di alcuni mesi dal suo annuncio, si staglia sempre più netta la consapevolezza che la definizione agevolata delle cartelle esattoriali non sarà, in molti casi, la soluzione ai problemi finanziari dei contribuenti. E questo non solo per la mole di imposte da sborsare, ma anche e soprattutto perché l’Agenzia di Riscossione non sembra particolarmente interessata a migliorare efficienza e qualità del servizio, ma unicamente a fare cassa. Non importa come. Da qui derivano episodi di ordinaria mala amministrazione quali quelli raccontati dalla stampa nei giorni scorsi. Il primo si è verificato a Trecenta (Rovigo), dove un 60enne si è visto recapitare un avviso di pagamento per un importo di 165 euro e 45 centesimi. Quattro anni fa, per un errore nella compilazione del bollettino di una multa, aveva versato 10 centesimi in meno del dovuto, pur onorando il suo debito nei 5 giorni previsti.
Dopo la notifica della cartella esattoriale l’uomo aveva pensato di opporsi alla richiesta facendosi difendere da un avvocato, ma poi la moglie lo aveva convinto a pagare la somma richiesta per chiudere la faccenda. E visto che piove sempre sul bagnato, il contribuente era stato raggiunto da una seconda comunicazione, nella quale si informava che la multa non risultava saldata. A seguito di controlli ad hoc è però emerso che la pendenza era chiusa. Rabbia e senso di impotenza, invece, non saranno facili da smaltire.
Nel frattempo, un pensionato ed ex agente di Polizia Municipale di Prato si è visto notificare un avviso di pagamento indirizzato a un altro, trovandosi comunque costretto a saldarlo. Detta comunicazione non specificava origine e intestatario del debito, così, per saperne di più, l’uomo si è dovuto recare presso la sede locale di Equitalia. Lì ha appreso che l’effettivo destinatario della cartella era un soggetto responsabile di non aver versato il bollo nel 2012 e nel 2013 per un totale di circa 900 euro. Morale della favola, il contribuente toscano dovrà tirare fuori circa 200 euro, per effetto della rottamazione, se vuole chiudere la controversia.