Il debito era in larga parte prescritto. Ex commerciante si vede ridurre a un decimo la somma da pagare
02.10.2017 12:09
I contribuenti lo hanno imparato sulla propria pelle
Non sempre le cifre richieste dagli enti concessionari (la vecchia Equitalia, per intenderci) sono effettivamente dovute. E talvolta questi sono perfettamente consapevoli dell’anomalia che si sta compiendo, ma vanno comunque avanti come uno schiacciasassi.
Tocca quindi al contribuente verificare tramite il proprio legale che il debito è decaduto…e battersi per non dover pagare inutilmente.
È dei giorni scorsi la notizia della vicenda di una 70enne ex commerciante triestina, Annamaria Scognamiglio, che ha rischiato di dover sborsare 52.531,93 euro per estinguere un debito che le era stato notificato a marzo dello scorso anno.
Fortunatamente il Tribunale di Trieste (Sezione Lavoro) ha appurato che l’importo era in larghissima misura già prescritto. La donna dovrà pagare quindi solo 6mila euro circa, relativi a una cartella esattoriale di febbraio 2013.
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Un’intimazione di pagamento in stile “matrioska”
Tutto comincia quando Annamaria Scognamiglio si vede recapitare da Equitalia una ventina di cartelle esattoriali riguardanti contributi previdenziali e quote Irpef non pagate per un arco di tempo compreso tra il 2000 e il 2010. L’Agenzia di Riscossione, dal canto suo, dichiara di averla già informata con regolare avviso, ma la donna sostiene di essere rimasta all’oscuro di tutto fino a quel fatidico giorno di marzo del 2016.
Termini di prescrizione: chi ha ragione?
La disputa legale è stata incentrata sul dibattito circa il periodo di tempo necessario a far estinguere le cartelle di pagamento.
Mentre Equitalia sosteneva che la prescrizione si perfezionasse dopo dieci anni, il legale di Annamaria Scognamiglio, Cristiano Gobbi, ha portato avanti la tesi secondo cui sarebbero sufficienti cinque anni.
In tal senso, è stata importante un’analoga vicenda discussa nel medesimo periodo dalla Cassazione a Sezioni Unite. Questa ha infatti rappresentato un precedente a cui la ex commerciante triestina ha potuto richiamarsi.
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“La mia assistita è entrata nel panico quando ha ricevuto l’intimazione di pagamento, non solo perché questa è stata una specie di fulmine a ciel sereno, ma anche perché l’importo era davvero considerevole. Non sarebbe quindi stato possibile attutirlo neanche attraverso la rateizzazione”. Così Cristiano Gobbi.
L’auspicio è che la vicenda di Annamaria Scognamiglio possa costituire il precedente a cui altri commercianti friulani alla prese con richieste analoghe possano far riferimento per difendersi.
La redazione