Immobili, ecco i casi in cui Equitalia non può chiedere l’esproprio
26.01.2015 15:37
Arginare Equitalia
La crisi che da anni infuria in Italia ha spazzato via una parte importante del tessuto produttivo, con conseguenze drammatiche. Questo ha reso necessario “arginare” Equitalia, che si occupa di riscuotere i debiti dei cittadini spesso anche in modo tanto sbrigativo quanto irrevocabile.
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Ad esempio, il Decreto del Fare ha introdotto il divieto per Equitalia di accendere l’ipoteca sulla prima casa del debitore, se questa coincide con la sua residenza anagrafica.
Il divieto riguarda anche le procedure iniziate prima dell’entrata in vigore della legge, come ha specificato un’importante sentenza del settembre scorso. Non può essere effettuato neanche il fermo dell’auto necessaria a raggiungere il posto di lavoro, né l’esproprio di immobili che non costituiscono abitazione principale, per importi inferiori a 120.000 euro.
Se la cifra è superiore, l’esproprio è consentito, a patto che l’ipoteca sia stata registrata almeno sei mesi prima che il Tribunale abbia avviato il pignoramento.
Cosa succede in presenza di ulteriori debiti con terze parti?
D’altra parte, Equitalia può inserirsi nella procedura di espropriazione dell’abitazione principale intrapresa da altri soggetti. Quindi, se il debitore non ha pagato le rate del mutuo, e la banca è già intervenuta per recuperare il credito attraverso esecuzione forzata, Equitalia può richiedere una quota del ricavato.
Però, se il mutuatario fa ricorso contro la banca e vince, l’esproprio viene bloccato.
In conclusione, se il Tribunale non ha già individuato un miglior offerente a cui ha assegnato la casa, l’espropriazione è interrotta immediatamente.
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Da redazione