Le conseguenze del conto in rosso
A cosa vado incontro se sul mio Iban non c’è più un euro?
È un interrogativo, questo, che attanaglia migliaia di italiani. Anche a causa delle incertezze e delle incognite socio-economiche e produttive disseminate trasversalmente dall’esplosione dell’epidemia di Covid19.
Infatti, mantenere – nel caso di partite Iva e lavoratori dipendenti – o garantire anche a terzi una continuità lavorativa, negli ultimi mesi, è diventata una missione impossibile, talvolta un miraggio. Ciò ha reso necessario attingere al proprio gruzzoletto di risparmi, per far fronte alle uscite quotidiane connesse al pagamento delle utenze, alla spesa, ed alle esigenze di figli e congiunti inoccupati o disoccupati. L’incubo di ritrovarsi improvvisamente con il conto in rosso, quindi, si è fatto tangibile, quasi reale.
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La buona – in senso relativo – notizia è che lo scorso anno Banca d’Italia ha reso più stringenti gli obblighi degli istituti di credito verso i clienti. Così, è stato riconosciuto per questi ultimi il diritto a ricevere periodicamente il prospetto riassuntivo degli accrediti e addebiti sul proprio conto corrente. E, nel caso di sforamento del famigerato rosso, la comunicazione deve pervenire entro i successivi un mese + tre giorni.
A questo punto l’obbligo prioritario del correntista è saldare la pendenza a suo carico, anche onde evitare di ritrovarsi schedato come cattivo pagatore. Prima di mettere mano al portafoglio, però, è consigliabile controllare i calcoli effettuati dalla propria banca. L’anatocismo, infatti, è illegale sulla carta, ma nei fatti ancora presente…
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