«Le tasse ci schiacciano, e noi facciamo lo sciopero fiscale»
Può definirsi democratico un Paese che viene tenuto in piedi principalmente dalle fasce sociali più deboli?
La Costituzione italiana dichiara che le imposte versate dai cittadini devono essere in proporzione alla propria condizione economica.
Peccato che questo principio di equità sia rimasto sulla carta, mentre la realtà se ne allontana sempre di più. Quanti si sono suicidati, dopo che tasse e debiti avevano reso la loro vita un inferno? Tanti, troppi.
E per evitare che ce ne siano altri è nato il Comitato per l’Equità Fiscale (EqF), che, attraverso una rete territoriale sempre più articolata, sta promuovendo uno sciopero fiscale con l’intento di spingere le istituzioni a far rispettare quanto scritto nella Costituzione
«Noi non ci ammazziamo più. Vogliamo cambiare le cose. Vogliamo mettere in discussione questo sistema, che ormai è economicamente insostenibile per i cittadini. Chiediamo che ciascuno possa pagare i contributi allo Stato in modo equo e proporzionato a quanto ha». A parlare è Chiara Rizzi, una delle responsabili della sede veneta di EqF.
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Ogni giorno qualcuno si suicida perché non ce la fa più a star dietro alle spese. Le persone sono esasperate, e per uscire da questa situazione hanno bisogno di molto di più che una pacca sulla spalla, sottolinea Chiara.
D’altra parte, già da tempo lei ha deciso di “metterci la faccia”. Lo scorso dicembre ha scritto un post sulla sua pagina Facebook dichiarando esplicitamente di non essere più in grado di pagare.
Tatuatrice e madre single, la donna è un po’ il simbolo delle fasce sociali più esposte ai disastrosi effetti dell’attuale crisi economica.
«Vogliamo che commercianti e piccoli imprenditori capiscano che non sono soli, e soprattutto che non devono vergognarsi. Certo, alcuni non possono smettere di pagare le tasse tutte insieme, di colpo, e allora cominciano lo sciopero fiscale in modo graduale».
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Come si sta muovendo, quindi, il Comitato per l’Equità Fiscale?
A piccoli passi, spiega la Rizzi. «Attualmente stiamo raccogliendo le adesioni si base territoriale. L’obiettivo, nel lungo periodo, è arrivare a una riforma fiscale, ma siamo consapevoli che per modificare il sistema dobbiamo lavorare bene dandoci tutto il tempo che serve. Perché sostanzialmente è necessario un cambiamento di mentalità, culturale».
E in quest’ottica, conclude, anche i media possono dare un contributo importante.
«Ora tutti parlano di noi, ma sappiamo che ci sarà un momento in cui si rischierà di veder piombare di nuovo il silenzio su questi temi, e proprio allora sarà importante andare avanti con più decisione ancora, ciascuno facendo la propria parte».