Lecce, assolti funzionari Equitalia che avevano preteso cifre non dovute
Abusi di potere e negligenza sono probabilmente i “virus” che intaccano più frequentemente i rapporti tra cittadini e burocrazia
Le conseguenze – disastrose – sono sotto gli occhi di tutti. Al crollo verticale della fiducia nelle istituzioni si accompagna infatti non solo il fondato sospetto di essere oggetto di ordinarie vessazioni, ma anche un dispendio economico considerevole e perlopiù immotivato. Gli ultimi episodi a inserirsi in questo scoraggiante quadro hanno avuto come teatro la città di Lecce.
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Questa la motivazione con cui la Corte d’Appello presieduta da Vincenzo Scardia ha assolto due funzionari dell’agenzia di riscossione accusati di aver chiesto ai contribuenti di pagare cifre più alte di quelle dovute per chiudere i conti in sospeso.
Gli imputati, un agente di riscossione che contestualmente ricopriva il ruolo di amministratore delegato di Equitalia Lecce SpA e un responsabile di produzione, erano stati condannati in primo grado a otto anni di reclusione. La pronuncia della Corte d’Appello, caratterizzata dall’assoluzione con formula piena, ha invece negato il risarcimento per le parti lese, come pure l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la chiusura del rapporto di lavoro.
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Circa nove anni fa un contribuente era stato sollecitato a pagare una sanzione di 3.000 euro relativa al codice della strada venendo contestualmente informato che, in caso di morosità, sarebbe incappato nel fermo amministrativo dell’auto. In realtà una sentenza passata in giudicato aveva già accertato che l’importo non era dovuto, e anche l’agenzia di riscossione era stata informata.
In un altro caso un cittadino si era visto richiedere circa 6.000 euro a titolo di tassa per i rifiuti solidi urbani (TARSU), sebbene il Comune di Lecce avesse comunicato ad Equitalia che la controversia si era conclusa tramite conciliazione giudiziale.
La pretesa dell’agente di riscossione ammontava invece a quasi 9.000 euro a titolo di IRPEF nel caso che aveva coinvolto un altro contribuente. La Commissione Tributaria Provinciale era però già intervenuta “congelando” la cartella esattoriale.
Un vaso di Pandora, questo, che è stato scoperchiato a seguito delle denunce presentate alla Guardia di Finanza.
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“Potevo beneficiare della rottamazione, ma Equitalia si è dimenticata di avvisarmi…”
Questa la clamorosa disattenzione segnalata nei giorni scorsi da un anziano allo Sportello dei Diritti.
L’uomo, delegato dalla figlia, si era recato presso la sede leccese dell’Agenzia delle Entrate Riscossione per saldare una cartella di 600 euro, circa metà dei quali costituiti da sanzioni e interessi.
A distanza di qualche giorno dall’avvenuto pagamento, l’anziano si era ripresentato allo sportello di AER in quanto era venuto a conoscenza, fortuitamente, della misura di rottamazione dei carichi pendenti. Alla sua specifica domanda i dipendenti rispondevano confermando che ne avrebbe potuto beneficiare – riducendo considerevolmente la cifra, peraltro – ma che ormai non c’era più nulla da fare. Impossibile, dunque, ottenere il rimborso del sovrappiù corrisposto.
Il contribuente non si è comunque arreso, ed ha anzi deciso di inoltrare un esposto denuncia avvalendosi del supporto dello Sportello dei Diritti. “Il comportamento tenuto dai dipendenti di Agenzia delle Entrate Riscossione è stato, sostanzialmente, inerte e lacunoso. Nei fatti ha leso il principio costituzionale del buon andamento e dell’imparzialità dell’iter amministrativo”. Così il presidente Giovanni D’Agata.
La “dimenticanza” dei dipendenti dell’ex Equitalia segnalata dall’anziano non sarebbe un caso isolato, nel capoluogo leccese.
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La redazione