Multate per anatocismo le tre principali banche italiane
Multe per anatocismo
Quotidianamente i cittadini devono farsi strada nella selva di kafkiane procedure burocratiche che scandiscono non solo i rapporti con il Fisco, ma anche con le banche. Uno dei principali –e più insidiosi – ostacoli da schivare è rappresentato dall’anatocismo. Ovvero, l’applicazione degli interessi su pregressi interessi.
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Sempre più spesso, negli ultimi anni, anche grazie alla capillare opera di informazione e sensibilizzazione svolta dalle associazioni dei consumatori, questi sono ricorsi alle vie legali, laddove avevano riscontrato macroscopiche anomalie negli addebiti effettuati dalle banche. Così, progressivamente, il fenomeno dell’anatocismo ha iniziato a essere sanzionato.
Un nuovo tassello
In questo senso, è rappresentato dalla pronuncia dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, formalizzata attraverso la riunione del 31 ottobre 2017. È stata così comminata una cospicua multa a Intesa (2 milioni di euro), BNL (4 milioni) e Unicredit (5 milioni), i tre istituti che controllano in Italia quasi la metà degli impieghi bancari.
La sentenza costituisce l’epilogo di tre processi istruttori scaturiti dall’utilizzo di pratiche commerciali scorrette da parte dei colossi del settore. All’indagine ha preso parte anche il Nucleo Speciale Antitrust della Guarda di Finanza.
“Le banche hanno adottato comportamenti aggressivi allo scopo di ottenere l’autorizzazione del metodo anatocistico. Questo è avvenuto in violazione degli articoli 24 e 25 del Codice del Consumo”. Così l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in un comunicato stampa. “Detto atteggiamento si inserisce in un contesto legislativo in fieri, che ne consente l’impiego solo in corrispondenza degli interessi il cui addebito sul c/c è stato precedentemente avallato dal cliente”.
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A BNL, Intesa e Unicredit si imputa, sostanzialmente, il fatto di aver presentato il suddetto metodo come una procedura ordinaria.
Gli istituti di credito non hanno esitato a ricorrere ad approcci bruschi e diretti, pur di ottenere la tanto agognata autorizzazione. Un vero e proprio pressing posto in essere non solo all’interno delle filiali, ma anche tramite l’Internet banking, utilizzando strumenti quali comunicazioni personalizzate precompilate e pop-up.
I consumatori sono stati messi alle strette
Anche “grazie” a una sottile ma pervasiva strategia del terrore. Infatti, astutamente, le banche si sono limitate a illustrare le conseguenze negative di un’eventuale omessa autorizzazione, e non gli effetti derivanti dall’applicazione del calcolo anatocistico. Il consenso, insomma, è stato, di fatto, estorto.
In tempi non sospetti, a lanciare l’allarme ci aveva pensato Adusbef, evidenziando, tramite esposti alle principali procure italiane, che l’intero comparto bancario era ricorso all’applicazione degli interessi sugli interessi a dispetto di quanto sancito dalla Legge di Stabilità del 2014.
Dal canto suo, Bankitalia non si era pronunciata né aveva preso posizione. Eppure, secondo un calcolo effettuato da Adusbef, il “business” dell’anatocismo era fruttato al mercato del credito un volume d’affari compreso tra 6,7 e 7,8 miliardi di euro.
La redazione