«Noi padri separati siamo le vittime di cui nessuno parla»
Quando un matrimonio finisce, i primi a farne le spese sono i figli.
Spesso però, il “secondo” anello debole della catena sono i padri. Conciliare obblighi e doveri nei confronti di bambini ed ex moglie con un’esistenza anche solo dignitosa può rivelarsi difficilissimo. Il Tribunale di Ancona, che in questi giorni ha dovuto pronunciarsi in merito, ha stabilito l’oggettiva impossibilità di B., muratore 56enne, a pagare gli alimenti. È stato assolto a causa delle gravi condizioni materiali in cui si trova. L’incubo è iniziato dopo aver perso il lavoro.
«Come faccio a versare l’assegno di mantenimento?
Da un anno e mezzo sono disoccupato, e così mi son ritrovato in mezzo alla strada. Ho dormito in macchina, finché ce l’ho fatta». Questo, in breve, il calvario in cui è sprofondato B. In seguito ha cercato riparo nell’ospedale di Torrette. Però, dopo la denuncia per invasione di edificio pubblico, è finito nei vagoni della stazione ferroviaria.
La storia di B. è una tra le tante.
La dimostrazione che povertà, disperazione e solitudine sono una roulette russa. Possono “sorprendere” in qualsiasi momento, soprattutto chi è già vulnerabile. Ma come nasce il dramma dei padri separati? «Bisogna pensare - che nella maggior parte dei casi i figli vengono affidati alle mamme, alle quali, di conseguenza, è affidata anche la casa dove continuare a crescere i bambini». A parlare è l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione Matrimonialisti Italiani. «Ovviamente, non tutti gli uomini separati possono permettersi di pagare un secondo affitto o un secondo mutuo e così comincia il loro dramma, che è anche un dramma sociale. Attualmente ci sono circa 150mila padri che vivono in una situazione di totale indigenza».