Nuova condanna a due banche per capitalizzazione degli interessi. I clienti ottengono il ricalcolo
Quando intervengono le associazioni dei consumatori può realizzarsi la vittoria di Davide contro Golia
Il supporto di professionisti specializzati in materia di anatocimo è spesso decisivo, ai fini del riconoscimento e della tutela dei diritti dei clienti bancari. In questi giorni il Tribunale di Milano ha sanzionato due importanti istituti di credito. Questi avrebbero applicato impropriamente il principio d capitalizzazione degli interessi passivi nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2014 e il 14 aprile 2016. L’illecito si sarebbe “annidato” nelle clausole generali di alcuni contratti, tra i quali quelli relativi a specifiche tipologie di conto corrente.
Tale pronuncia è stata frutto anche dell’impegno con cui il Movimento Consumatori ha portato avanti la campagna Stop Anatocismo. L’organizzazione, nata a Milano nel 1985, è diventata nel tempo punto di riferimento per quanto riguarda i diritti di cittadinanza economica nel mercato.
Il Tribunale di Milano ha sancito l’obbligo per Banca Ubi e Banca Widiba a ricalcolare il saldo dei conti correnti che siano sporadicamente risultati passivi nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2014 e il 14 aprile 2016. L’intento è liberare i correntisti dall’addebito di somme derivanti da anatocismo.
Oneri di ricalcolo…e di comunicazione
I due istituti di credito sono tenuti a informare singolarmente ciascuno dei clienti che hanno subito la capitalizzazione degli interessi passivi. Il provvedimento deve inoltre essere pubblicato non solo sui loro siti ufficiali, ma anche su quelli di almeno tre testate giornalistiche.
Il Movimento Consumatori, pur esprimendo la propria soddisfazione per la pronuncia, ha ricordato quanto vasta sia stata l’entità del fenomeno anatocistico. Per due anni gli istituti di credito hanno infatti applicato illecitamente la capitalizzazione degli interessi passivi guadagnando un cifra stimabile in più di due miliardi di euro. Un eccezionale quantitativo di risorse che deve tornare nelle tasche di privati cittadini e imprenditori, spiega l’organizzazione.
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