Padova, la messa del parroco “Robin Hood” per le vittime di usura
«Io sono un povero peccatore e faccio quel che posso anch’io, ma che non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva». Questa frase racchiude il senso profondo dell’opera di don Enrico Torta, parroco di Dese (Venezia). Nei giorni “il prete antiusura”, come è stato definito proprio per l’impegno che porta avanti da anni, ha celebrato una messa speciale a Sant’Antonio dedicata alle vittime che quest’odioso fenomeno ha lasciato dietro di sé.
«Fratelli che diventano oppressori e schiacciano i propri fratelli. Non si ha la forza di reagire perché si è troppo divisi. Occorre un'energia comune, un grido che dica che l’uomo viene prima del denaro, troppo spesso trasformato in un idolo su cui alcuni hanno perso anche la vita. L’usura è un omicidio che lo Stato non dovrebbe permettere, ma che è accettato dalle istituzioni politiche». Così durante la predica si è espresso don Enrico Torta, nominato a dicembre scorso presidente onorario di Confedercontribuenti del Veneto.
«L’usura è qualcosa che ci riguarda tutti. Nessuno può fare finta di non vedere»
Già l’anno scorso il parroco aveva usato parole chiare e nette per esprimere la sua posizione, di uomo e religioso, su un tema scottante come l’usura, e lo aveva fatto in occasione dell’ennesimo suicidio frutto della disperazione. «Non siete voi, fratelli nostri che dovete chiedere scusa a noi: siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a voi se siete arrivati a questo punto di disperazione da togliervi il dono più grande che è la vita. È vero, tutti abbiamo problemi e la vita è diventata difficile, ma per molti è faticosamente sopportabile e per alcuni è davvero insopportabile e tutti ne siamo corresponsabili: anche se ci diciamo cristiani di fatto non lo siamo e le nostre preghiere sono intrise del sangue di Caino, che ha rifiutato di essere il custode di suo fratello».
«Piaga assassina e dilagante»
Lo scorso anno le vittime sono state circa 1400, e, in generale, si calcola che la quasi totalità dei conti correnti è caratterizzato da illeciti bancari. A rilevarlo è Alfredo Belluco, presidente della Confedercontribuenti del Veneto. L’associazione fa quel che può, assistendo i cittadini che la contattano, ma il fenomeno è gravato ancora da una fitta cortina di omertà e vergogna. Tanto c’è ancora da fare, ma un intervento corale e compatto da parte delle istituzioni e degli operatori sociali dislocati sul territorio, certamente faciliterebbe il tutto. Ci vorrebbero insomma centinaia di migliaia di don Torta.