“Pagare un debito è un dovere. Vivere dignitosamente un diritto”. La proposta di Confedercontribuenti
05.07.2017 17:04
“Pagare un debito è un dovere. Vivere dignitosamente un diritto”
Ci sono parole capaci di suscitare un’immagine mentale in modo immediato e incredibilmente efficace. Pignoramento è tra queste. Pronunciare il termine, o anche solo sfiorarlo con il pensiero, spalanca infatti scenari delicati e dolorosi.
I contribuenti che sono incorsi nel provvedimento, o che hanno rischiato succedesse, sanno bene cosa significa. Vedersi sottrarre parte dello stipendio o dei propri beni materiali per un debito non onorato - magari a causa di fatti imprevisti – può compromettere seriamente la vita familiare.
Il pignoramento è disciplinato dal DL 203/2005 che, attraverso l’articolo 72 bis del DPR 602/197, ha introdotto la possibilità, per il creditore, di recuperare la somma pendente prelevando il valore corrispondente presso un soggetto terzo.
Detta misura non può comunque “aggredire” in modo preponderante i liquidi e i beni posseduti dal debitore, in quanto altrimenti sarebbe pregiudicata la sua stessa sopravvivenza. Sono state così fissate delle percentuali-soglia finalizzate a determinare il tetto massimo del prelievo. Ad esempio, su uno stipendio di 2.500 euro la quota pignorata non può essere superiore al 10%; per quanto riguarda i conti correnti, invece, va salvaguardata una somma corrispondente al triplo dell’assegno sociale, che per il 2017 è di 448,07 euro. Ai pensionati va garantito un reddito pari all’assegno sociale aumentato di un mezzo.
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La regolamentazione astratta della materia, tuttavia, non ha impedito che si verificassero situazioni caratterizzate da un conflitto difficilmente sanabile tra i diritti del creditore e la sussistenza del debitore.
Così, le associazioni di tutela dei contribuenti si sono spesso pronunciate pubblicamente per chiedere interventi correttivi. L’ultima a farlo, in ordine di tempo, è stata Confedercontribuenti, attraverso il suo Presidente Nazionale Carmelo Finocchiaro. Nei giorni scorsi questo ha proposto di ridefinire la soglia minima necessaria a procedere al pignoramento.
“L’obiettivo primario delle istituzioni deve essere quello di promuovere e garantire concretamente l’uguaglianza tra contribuenti. A tal proposito, sarebbe una decisione di buonsenso quella di fissare in corrispondenza della soglia di povertà determinata dall’ISTAT la base minima pignorabile. Ciò, peraltro, consentirebbe di seguire l’orientamento indicato dalla Commissione Europea nel 2008. All’epoca, con una Raccomandazione ad hoc, venne chiesto agli Stati membri di impegnarsi per far sì che gli individui disponessero di risorse sufficienti a condurre un’esistenza dignitosa”. Così i vertici dell’associazione.
La disciplina dei pignoramenti andrebbe rivista anche tenendo conto di parametri quali l’età e l’area geografica di residenza, spiega Carmelo Finocchiaro,. “Il punto è che molti italiani sono materialmente impossibilitati a estinguere i propri debiti. In quest’ottica, investire nello sviluppo imprenditoriale e del mercato del lavoro ci sembra l’unica strada realisticamente percorribile”.
La redazione