Pandemia e immobili: la protesta attraversa l’Italia
Aste e pignoramenti sospesi a causa del Covid19? Solo sulla carta
La cronaca, infatti, ci informa sistematicamente della drammatica situazione abitativa che accomuna tutta Italia. Conseguenza, questa, delle difficoltà materiali insorte in concomitanza con l’insorgere della pandemia.
Nei giorni scorsi, ad esempio, è arrivata la notizia dello sciopero della fame di un imprenditore lucano, colpito da un pignoramento immobiliare a suo dire ingiustificato, e per cui attualmente è indagata la delegata alla vendita.
L’esproprio, secondo l’imprenditore, sarebbe scaturito da una serie di anomalie, sostanziali e procedurali. Tra cui, il fatto che la prima data per il pignoramento fosse stata fissata prima dell’udienza relativa al decreto di trasferimento.
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Contestualmente è stato ignorato il diritto a poter usufruire di un’abitazione dignitosa in sostituzione a quella espropriata, mentre la misura cautelare è ancora congelata sia in sede civile che penale.
All’origine di tutto, la revoca di un fido su conto corrente nel 2012, e la successiva catalogazione della sua posizione a sofferenza. Il tutto, precisa l’imprenditore, senza che l’istituto di credito di cui era cliente gli avesse proposto un piano di rientro.
Intanto, gli organi che avrebbero dovuto vigilare (e poi intervenire) rimanevano in disparte, non potendo, a loro dire, inserirsi nell’attività di credito erogata da soggetti terzi.
In Sardegna, il sindaco di Decimoputzu, dal canto suo, ci ha messo la faccia, e rimesso la fascia tricolore, condannando pubblicamente le aste giudiziarie che stanno colpendo molte aziende agricole locali.
Oltre il danno la beffa: non solo il congelamento dell’esproprio non c’è stato, ma ha riguardato anche l’abitazione in quanto, nonostante molti imprenditori agricoli sardi vivono proprio in corrispondenza della loro azienda, indipendente dalla classificazione catastale dell’immobile.