“Per combattere gli istituti di credito sono disposto a vendere un rene”
Nonostante il tema degli illeciti bancari sia stato sdoganato in tempi recenti, spesso alle intenzioni non corrispondono le azioni
Quante volte, infatti, i cittadini devono aspettare anni perché si arrivi a una sentenza di condanna, per poi magari vederla ribaltare nei successivi gradi di giudizio? Così, in casi particolarmente eclatanti spetta alle associazioni dei consumatori intervenire prendendo pubblicamente la parola, per sollecitare una maggiore attenzione da parte delle autorità preposte.
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La provocazione del presidente di Confedercontribuenti Veneto
“Metto all’asta un rene. Userò i soldi ricavati per avviare la sensibilizzazione in materia di usura bancaria. Questa campagna è destinata ai privati cittadini e alle aziende”. Così Alfredo Belluco, che presiede la sede regionale dell’associazione , ricoprendo anche il ruolo di vicepresidente nazionale.
Un gesto, come ha poi spiegato, che ha carattere provocatorio; il suo obiettivo, infatti, è accendere i riflettori dell’opinione pubblica su una ferita ancora aperta nella società veneta, e cioè quella relativa al tracollo di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. “Intesa San Paolo deve rimborsare chi aveva messo i propri soldi in questi istituti di credito”, precisa Belluco.
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“Prima di pagare, fare sempre controllare il contratto stipulato con la banca”
Questo il consiglio del presidente di Confedercontribuenti Veneto, che ricorda come spesso le condizioni messe per iscritto vincolino privati cittadini e imprese al pagamento di somme letteralmente gonfiate. In tal senso, quindi, può giocare un ruolo decisivo la perizia econometrica.
L’ultimo caso di usura bancaria reso noto da Belluco risale a qualche settimana fa. Un’imprenditrice di Padova aveva riscontrato, a seguito dei calcoli di due esperti, che aveva pagato interessi superiori di due punti percentuali al tasso soglia. La direttrice della filiale locale dell’istituto di credito, ripresa dalle telecamere, in quest’occasione aveva dichiarato che all’origine ci fossero dei contratti predefiniti a cui non era possibile apportare modifiche. La stessa aveva precisato inoltre che tali condizioni fossero applicate a ben 1500 rapporti stipulati con privati e aziende del capoluogo veneto.
La redazione