Pignoramento pensione: spetta al giudice stabilire quanto serve a vivere dignitosamente
Piove sempre sul bagnato
Si può riassumere così la situazione in cui spesso si ritrovano i pensionati, costretti a far fronte a numerose uscite, anche per sostenere figli e nipoti. Un equilibrio precario a causa del quale far quadrare i conti ogni mese diventa un’impresa; ciò rende misure quali il pignoramento la vera e propria ciliegina su una torta al cianuro. Come si può stabilire qual è, di caso in caso, la cifra che non può essere “aggredita” senza mettere a rischio la sopravvivenza stessa del debitore? Una pronuncia cruciale in tal senso è arrivata nei giorni scorsi dal Tribunale di Palermo.
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Abbassare l’asticella della quota di pensione pignorabile è una questione di buonsenso, talvolta
I giudici siciliani si sono pronunciati sulla vicenda di un anziano che percepisce mensilmente circa 1500 euro, ma che è già “inchiodato” dal fuoco di fila di svariate spese (cessione del quinto, cambiali). È stato quindi deciso che la cifra da liquidare per soddisfare il creditore debba essere inferiore al fatidico quinto, rappresentando lo stesso un valore puramente indicativo.
In linea di massima il pignoramento della pensione può intaccare l’importo eccedente la pensione sociale aumentata del 50%. Nel caso specifico questo avrebbe significato che l’anziano si sarebbe visto “sfilare” ulteriori 160 euro al mese, ma ciò avrebbe compromesso irrimediabilmente la sua quotidianità.
La difesa del pensionato è stata portata avanti dall’Unione dei Consumatori, che è riuscita a tagliare drasticamente l’importo pignorabile; la cifra da decurtare mensilmente è stata fissata a 80 euro.
In assenza di “parametri normativi specifici” spetta al giudice stimare quanto serve per vivere al debitore
Questo il principio a cui si sono richiamati gli avvocati dell’Unione dei Consumatori per contrastare l’automatica equiparazione tra minimo vitale e pensione minima.
L’organizzazione ha fatto riferimento alla sentenza n.18225 del 26 agosto 2014 emessa dalla Terza Sezione Civile della Corte Cassazione, secondo cui sta al Giudice dell’Esecuzione quantificare l’ammontare di cui ha bisogno il pensionato per vivere dignitosamente. Tale valutazione economica non può prescindere dall’analisi del caso specifico.
La pronuncia della Corte di Cassazione ha quindi dichiarato che, se mancano strumenti di legge ad hoc atti a definire analiticamente il cosiddetto minimo vitale, il Giudice può decidere senza richiamarsi alle indicazioni dall’ente erogatore della pensione.
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La redazione