Prescrizione multe: i giudici di pace fanno chiarezza
21.09.2017 11:41
Lo spauracchio degli automobilisti sono le sanzioni amministrative a carico del veicolo
Non (sol)tanto perchè spesso l’importo da pagare è incredibilmente salato, ma anche perché può capitare, per disguidi vari, che nessuna comunicazione raggiunga l’interessato in tempo utile per sanare il debito.
Ciò significa rischiare di incorrere in provvedimenti quali il fermo, che pregiudicano pesantemente il corso dell’esistenza, privata e professionale. Si rende quindi necessario fare chiarezza sui termini di prescrizione della misura.
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Sul punto sono intervenute nei mesi scorsi due sentenze dei giudici di pace di Bari. Ad aprile e luglio, infatti, questi hanno richiamato il principio secondo cui le multe si prescrivono dopo cinque anni dalla ricezione. Detta finestra temporale risulta compiuta se, nel frattempo, non sopraggiungono atti interruttivi come l’intimazione di pagamento o il preavviso di fermo.
In passato molti equivoci si sono addensati sul tema. La legge 689 del 1981 (articolo 28) fissa a cinque anni il periodo necessario a determinare la prescrizione delle multe, ma non si specifica se il termine di riferimento sia il medesimo anche per le successive cartelle. Così, per un lungo periodo ci si è posti il dubbio che, in alternativa, la finestra temporale da considerare fosse decennale. Le due pronunce dei giudici di pace segnano quindi un punto di svolta fondamentale.
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Dunque, come bisogna muoversi se si riceve una cartella esattoriale per una multa ormai prescritta? Tanto per cominciare bisogna far stilare e notificare un atto di citazione presso il luogo di residenza dell’interessato e procedere a iscrivere la causa a ruolo. A questo punto si può solo attendere che sia completata la discussione della causa, per poi giungere a una sentenza. Ciò rende chiaramente necessario farsi assistere da un legale, e quindi, per evitare spiacevoli sorprese in corso d’opera, è consigliabile chiedere un preventivo scritto che consenta di valutare agevolmente il rapporto costi-benefici.
La redazione