Prestiamoci: poco social, molto banca
Cambiare fa paura. L’innovazione “costringe” a rivedere e correggere il proprio approccio alle cose: una scelta radicale che non tutti vogliono fare, perché richiede tempo e risorse. Perciò, a volte le buone idee vengono affossate, se sono “tradotte” in pratica utilizzando metodi antiquati e conservativi. Questa è la sorte a cui rischia di andare incontro il social lending, come dimostra il sito Prestiamoci, che offre prestiti ai privati senza l’intermediazione degli istituti di credito.
Ecco come sono andate le cose. Una nostra lettrice ha contattato lo staff di Prestiamoci, per conoscere la procedura di richiesta di finanziamento. Infatti, a leggere quanto riportato nel sito, il meccanismo sembra estremamente facile, immediato e assolutamente orizzontale.
Tuttavia, nella realtà le cose stanno diversamente. Innanzitutto, per iscriversi alla community e poter chiedere il prestito, bisogna versare 50 euro. La cifra non è di per sé proibitiva, però il fatto che una persona che ha bisogno di soldi debba pagare per usufruire di un servizio che dovrebbe offrirle appunto sostegno monetario ricorda un po’ il cane che si morde la coda. Ma è solo l’inizio, perché a questo punto lo staff del sito valuta la bontà del progetto da finanziare, e l’affidabilità del richiedente, che se è stato protestato viene escluso in partenza. Ogni elemento viene passato ai raggi X, letteralmente.
Infatti la quantità di scartoffie da presentare non ha nulla da invidiare a quelle da esibire in una qualsiasi banca (dichiarazione dei redditi, ricevuta di presentazione del modello unico, versamento d'imposta, quietanze di pagamento degli F24, estratto conto del conto corrente personale degli ultimi 6 mesi con movimenti e saldo); il tutto va spedito a una società che si chiama Agata Spa. Insomma, una procedura che ricorda una corsa a ostacoli, in cui le “prove” da superare sembrano non finire mai … e siamo ancora in una fase preliminare, perché il progetto non è neppure stato pubblicato on line e la raccolta del finanziamento non è ancora partita! E alla legittima obiezione della nostra lettrice di non avere fatture da produrre, è stato risposto che in tal caso non era possibile presentare richiesta.
Ogni giorno nascono progetti e iniziative come Prestiamoci, che amano definirsi partecipativi. Ma quanti conoscono, effettivamente, il significato della parola social? La domanda sorge spontanea, perché, evidentemente, di innovativo e rapido c’è ben poco, se nell’era del 2.0, si ripropongono gli strumenti più obsoleti (e a volte improduttivi) che hanno caratterizzato la old economy.