Riscossione crediti dello Stato: all'appello mancano 35 miliardi
La pace fiscale? Tanto rumore per nulla
A fotografare il desolante scenario è l’Osservatorio dei Conti Pubblici, che ha rilasciato un documento che fa il punto della situazione. Tirare le somme, per così dire, in concomitanza con la chiusura dell’ultimo termine utile per pagare le rate del 2021 relative alla pace fiscale.
Numeri, quelli presentati dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, che pesano (o meglio, dovrebbero pesare come macigni) nell’ottica di una riflessione e revisione delle misure fiscali adottate dal Governo. Attualmente, i quattro “pilastri” della riscossione varata da Agenzia delle Entrate (rottamazione, rottamazione bis, rottamazione ter e saldo e stralcio) sono fruttati 18 miliardi, cui le prossime scadenze dovrebbero aggiungerne altri due, a fronte dei circa 55 miliardi di entrate inizialmente stimate. In pratica, finora lo Stato ha perso più di 35 miliardi di euro. Quante cose si sarebbero potute fare, con questi soldi, in termini di politiche del lavoro, aumento delle pensioni, potenziamento del sistema sanitario…?
Mancato gettito fiscale: l’effetto slavina è iniziato nel 2000
Negli ultimi 20 anni circa l’ente riscossore ha lasciato stratificare più di 1000 miliardi di crediti; l’ultimo a parlarne, in ordine di tempo, è stato Mario Draghi, in un intervento al Senato.
Agenzia delle Entrate, dal canto suo, ripropone ciclicamente il tema; mesi fa il suo direttore ha chiarito qual è l’effettivo raggio d’azione che l’ente riesce a garantire, ed è purtroppo di soli tre anni. Ciò renderebbe necessario varare periodicamente interventi mirati, capaci cioè di determinare ricadute operative tangibili e incisive.
La redazione