Se la banca tutela il creditore, chi si preoccupa del debitore malato di cancro?
Tra la protesta e la proposta c’è di mezzo il mare
Si può riassumere così un atteggiamento purtroppo assai diffuso nell’opinione pubblica, e a fomentare il quale contribuiscono taluni media.
Con puntuale voracità si ricerca la notizia capace di innescare il quotidiano mix di indignazione e rabbia, salvo poi farli svaporare dirottandoli su oggetti più “freschi” appena arriva sera.
La storia di Amedeo Scherillo, ad esempio, ha tutte le carte in regola per diventare la classica tragedia annunciata. Difatti, incredibilmente, le istituzioni non sono ancora intervenute a disinnescare la “bomba a orologeria”.
La sua onestà lo ha punito, e poi ci si è messa anche la salute
Amedeo Scherillo, oggi 80enne, era un sindacalista. Negli anni Sessanta segnalò alcune anomalie di fabbricazione nei tubi prodotti dall’Eternit per un oleodotto in Libia. Il gesto gli costò il posto, ma poi fu assunto da Italsider: la stabilità lavorativa non gli ha però garantito un’esistenza serena. Come tanti colleghi, ha infatti dovuto ingaggiare una guerra con una grave patologia, ovvero il linfoma da asbesto.
…finchè anche la banca ha chiuso i “rubinetti”
A “coronare” il calvario umano e materiale che Amedeo Scherillo deve affrontare ogni giorno ci si è messa la banca presso cui è aperto il suo conto corrente. Quest’ultima nei giorni scorsi gli ha infatti comunicato il pignoramento non solo del piccolo gruzzoletto depositato (400 euro), ma anche dell’intera pensione. La legge consentirebbe però il congelamento di appena 92 euro, per far fronte alle pretese del creditore.
Morale della favola, l’80enne oggi è materialmente impossibilitato a portare avanti le cure di cui avrebbe bisogno, in quanto non riesce a pagare neanche il ticket.
Amedeo Scherillo ha resistito per oltre 35 anni allo sfratto dall’abitazione di Pozzuoli in cui vive con la moglie. I giudici hanno infatti puntualmente rilevato l’eccezionale drammaticità della sua situazione. Tuttavia, a un certo punto il proprietario dell’immobile si è visto accordare la divisione delle spese processuali con l’80enne, e il suo legale ha fatto partire immediatamente la relativa intimazione.
Al pensionato sono stati perciò richiesti più di 10mila euro, e a questo è seguito, perentoriamente, il pignoramento del conto.
L’applicazione del decreto 83/2015 che disciplina il pignoramento avrebbe invece consentito solo il congelamento di una quota equivalente a un quinto, da calcolare sull’importo eccedente l’ammontare dell’assegno sociale aumentato della metà.
A conti fatti, percependo Amedeo Scherillo una pensione di 1.130 euro, 672 sarebbero dovuti essere intoccabili, e dei rimanenti circa 500 il creditore avrebbe potuto ottenerne solo un centinaio.
All’origine della macroscopica ingiusta anomalia c’è presumibilmente la mancata conoscenza delle nuove norme che regolamentano la materia. L’istituto di credito farà mea culpa e tornerà sui propri passi? Staremo a vedere…
La redazione