Se la cartella è stata notificata il termine di prescrizione non passa a 10 anni
La prescrizione delle cartelle esattoriali
Una recente pronuncia della Corte di Cassazione potrebbe mettere seriamente in discussione la rottamazione introdotta dal Decreto Fiscale.
Si tratta della sentenza n. 23397 del 17 novembre emessa a sezioni unite; questa sancisce un importante principio in materia di prescrizione delle cartelle esattoriali.
Infatti, si afferma che la notifica non interviene a cambiare il termine, facendolo passare a dieci anni, piuttosto, fa fede la prescrizione originaria del credito.
Insomma, la notifica del debito interrompe la prescrizione ma non ne determina la riconversione.
Quando si prescrive una cartella esattoriale?
L’unico credito che si prescrive in 10 anni è quello affermato in una sentenza passata in giudicato; la mancata impugnazione di un qualsiasi atto impositivo non comporta l’ampliamento dei termini di prescrizione.
La sentenza n. 23397 del 17 novembre si riferisce a tutti i debiti da saldare attraverso Equitalia, compresi quelli relativi a Regioni e Comuni.
Le Sezioni Unite della Cassazione, riprendendo l’orientamento prevalente, hanno sottolineato che la “prescrizione ordinaria dei diritti è decennale, a meno che la legge non disponga diversamente, cosa che fa nel caso dei contributi previdenziali”.
Dunque, per stabilire quando si prescrive una cartella esattoriale è necessario leggere il dettaglio degli importi indicati all’interno della cartella stessa (di solito su un apposito foglio) e risalire a quali imposte o sanzioni essi si riferiscono. Così, ad esempio, per le imposte erariali il termine di prescrizione è sempre di 10 anni; invece per quelle locali il termine è di 5.
Inoltre, all’interno di questa pronuncia viene ricordato che la disciplina della materia va rigidamente applicata e non può essere interpretata in chiave analogica.
da redazione