Sentenza anatocismo ribalta rapporti tra banca e imprenditore
Gli illeciti ad opera degli istituti di credito sono, per così dire, democratici
Colpiscono indistintamente privati e aziende. Ed a rendersene responsabili non sono “solo” piccole banche semisconosciute, ma anche gruppi a carattere internazionale, e istituti storicamente radicati sul territorio, e che godono di reputazione ed autorevolezza consolidate.
È dei giorni scorsi la notizia che, in Toscana, la Corte d’Appello ha riconosciuto la colpevolezza di un’importante banca in materia di anatocismo bancario, cancellando un suo presunto credito di circa 250mila euro verso un’azienda edile locale. Contestualmente, a seguito di ricalcolo, è emerso che ad avere un saldo attivo di oltre 8mila euro sia invece invece l’imprenditore cliente dell’istituto che ha promosso il ricorso.
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L’anatocismo rappresenta il calcolo degli interessi su interessi GIA’ maturati in relazione ad un debito. Può succedere così che un privato o una società si vedano richiedere il pagamento di interessi non solo sul capitale (e cioè, l’importo ottenuto in prestito), ma anche sugli interessi accessori. Un esempio pratico: se il mutuo è da 200mila euro e prevede 20mila euro di interessi, in caso di contratto anatocistico imposto unilateralmente, il malcapitato sarebbe costretto a sborsare, a conti fatti, gli interessi maturati su 220mila euro.
L’anatocismo bancario è vietato ai sensi dell’articolo 1283 del Codice Civile, ed è ammesso solo a seguito di un accordo tra l’istituto di credito ed il cliente.
L’usura bancaria costituisce invece l’applicazione di interessi patologicamente alti, vale a dire superiori al valore soglia fissato periodicamente da Banca d’Italia. Casistica, questa, rilevante ai fini del Codice Penale.