«Sono stato vittima di usura bancaria. E ora vi spiego come difendervi»
Scoprire di aver subito illeciti bancari, a volte, è come vedersi diagnosticare un male incurabile. Ci si sente crollare il mondo addosso, ma allo stesso tempo si è costretti a cambiare lo sguardo sulle cose. Così, ci si apre un mondo di cui s’ignorava l’esistenza. Una “galleria degli orrori” che, chi ha la fortuna di sopravvivere, decide di combattere, usando gli strumenti dell’informazione e della condivisione. Spesso si tratta di imprenditori, come nel caso di Giuseppe Alunni, 55enne di Terni che, dopo aver speso più di metà della sua vita nell’azienda di famiglia, ha raccolto tutto ciò che ha scoperto sull’usura bancaria e l’anatocismo nel libro “Salvarsi dalle banche”. Un titolo che è già piuttosto esplicito circa gli intenti dell’autore.
«L’azienda andava bene, eppure la banca si lamentava»
Giuseppe Alunni si accorge che c’è qualcosa che non va quando, nonostante l’impresa sia in buone condizioni di salute, il fido risulta piuttosto alto, e l’istituto di credito gli rimprovera di non rientrare abbastanza velocemente. «La liquidità veniva deviata verso altre destinazioni, nella gestione finanziaria. Quando ho fatto esaminare i miei rapporti mi si è aperto un mondo. Tre leasing, quattro mutui, dodici rapporti tra conti correnti e anticipi fatture e ricevute bancarie: non ne ho trovato uno che non avesse qualche inghippo». Così, comincia a documentarsi, e scopre che una donna vittima di usura e anatocismo bancario è riuscita a ottenere un risarcimento milionario. L’uomo decide di contattare un’associazione specializzata, e si rende conto che non è solo. C’è un intero pezzo d’Italia che sta combattendo la sua stessa battaglia. La forza e la consapevolezza acquisita gli permettono di rapportarsi alle banche in modo paritario, liberandosi dalla condizione di sudditanza in cui molte vittime, invece, restano intrappolate. Sapere quello che gli è successo e conoscere i propri diritti gli permette di farli valere.
Provi a difenderti? Preparati a subire un vero e proprio terrorismo psicologico
Molte le pressioni che Giuseppe Alunni deve subire, strada facendo. Perché sapere è potere, e questo evidentemente fa paura a qualcuno. «Iscrizione a sofferenza, revoca dei fidi, scomunica a vita dal sistema bancario. Le banche praticano un commercio, sono negozi finanziari e sanno che un brutto accordo è meglio di una causa. Inoltre in giudizio possono emergere ulteriori elementi che possono aggravare la posizione della banca: nullità dei contratti, danni morali e da lucro cessante e danno esistenziale. Quindi se uno si mostra deciso e informato, quasi sempre trattano».
Che fare, se si scopre di aver subito illeciti bancari?
In “Salvarsi dalle banche” l’ex imprenditore fornisce anche una serie di consigli pratici, utili a chi, come lui, si è accorto che c’è qualcosa che non va nei conti, o che, semplicemente, vuole vederci chiaro. Tanto per cominciare, è importante affidarsi a chi è competente in materia, evitando accuratamente gli speculatori. “Bisogna munirsi di perizia econometrica, trovare un avvocato specializzato in materia, sempre guardandosi da imbonitori che fanno firmare contratti capestro ai malcapitati». Quindi, procedere contattando direttamente gli istituti di credito, anche “scomodando” i piani alti. «Occorre agire con prudenza prima sulle banche meno strategiche, poi sulle più importanti. E’ bene mostrarsi preparati, acquisire nozioni di base sulla normativa bancaria, non aver paura di parlare con funzionari e direttori. Quando la banca e i funzionari sanno di avere torto alzano la voce. State attenti alle provocazioni, esistono tecniche per far perdere la calma. Cercate di farla perdere a loro».
Una testimonianza, quella di Giuseppe Alunni, che vuole essere monito ed esempio. «Voglio che tutti sappiano, solo così ci si libera dalla schiavitù», spiega l’ex imprenditore di Terni. La sua storia, una nuova e preziosa tessera del mosaico, che unita alle altre che stanno poco a poco emergendo (si pensi a Rossella Fidanza, al Comitato per l’Equità Fiscale) può preparare quel cambiamento culturale necessario a rivedere e rendere più equo e sostenibile il sistema del credito.