Sud: quando il problema non è la mancanza di risorse ma l’assenza di visione strategica
Quando il problema non è la mancanza di risorse
Fabbrica di impiegati e buco nero di risorse pubbliche. Questo, in breve, sembra essere il destino della Regione Sicilia. Contraddizioni e sprechi si moltiplicano infatti, quando le istituzioni non agiscono nell’interesse della collettività, ma piuttosto nell’ottica di ampliare il potere detenuto e strumentalizzarlo.
Così il numero di dipendenti pubblici regionali e comunali ha toccato quota 300mila, in proporzione al numero di abitanti più di tutte le regioni del Nord. Ciò a fronte di iter procedurali ormai superati, che comportano una perdita di tempo fuori dal comune per i cittadini.
Scoraggiante anche la sorte dei fondi comunitari stanziati: a inizio settembre circa 4,5 miliardi di euro risultavano inutilizzati. Un peccato letteralmente mortale, considerando che la quasi totalità degli investimenti effettuati in Sicilia provengono da tale fonte.
L’altra faccia della medaglia
Rappresentata dal fatto che, anche laddove i fondi UE sono stati utilizzati, la parola d’ordine è stata la stessa, vale a dire inefficienza. Innumerevoli, infatti, sono state le irregolarità compiute, spesso finalizzate a far lievitare artificiosamente la spesa virtuale.
Contestualmente parte delle risorse comunitarie sono state utilizzate sotto forma di ammortizzatore sociale allo scopo di generare reddito congiunturale. In altri casi si sono portati avanti investimenti disorganizzati, slegati da qualunque strategia. Welfare e diritti sociali sono stati completamente trascurati.
La conseguenza di tale stato di cose è drammaticamente eloquente: la Sicilia è penultima in Italia per PIL pro-capite: dopo di lei solo la Calabria. Fanalino di coda anche a livello europeo per quello che riguarda l’occupazione.
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