Svendere una casa e una vita con un’ipoteca da 30mila euro
12.02.2015 12:10
Subire illeciti bancari significa sopportare un doppio furto. Dei beni materiali e, di riflesso, della propria dignità. Si perde così in un batter d’occhio il frutto di anni e anni di lavoro e sacrifici. Spesso si tratta di aziende o immobili liquidati all’asta per cifre irrisorie. Uno degli ultimi casi, in ordine di tempo, a Macomer, in Sardegna. Maria Citzia, vedova 72enne, ha visto liquidare per 30.000 euro una casa che ne vale 300mila. E le sono stati dati dieci giorni di tempo per sgomberare l’edificio.
Accendere un mutuo … e ritrovarsi in un tunnel senza uscita
Negli anni Ottanta e Novanta la donna gestiva con il marito diverse attività imprenditoriali. Le cose andavano bene, fino a quando un incidente stradale e un incendio li hanno costretti a rivolgersi agli istituti di credito.
Maria Citzia ripercorre la storia dall’inizio. «Ci siamo trovati in crisi e abbiamo fatto un mutuo fondiario col Banco di Napoli. I danni alla casa sono stati stimati in circa 100 milioni di lire e ci siamo accordati per farci pagare 94 milioni. Il problema è che la banca ha incassato una parte considerevole di quella cifra: 70 milioni e 700mila lire. Speravamo che a quel punto detraesse quella cifra dal mutuo, ma non è successo. Avevamo già pagato 148 milioni dei 200 che dovevamo».
A questo si aggiungeva un debito di 30 milioni con la Banca Commerciale, difficile da estinguere, nonostante la ripresa dell’attività, a causa di un funzionario. «Lui insisteva sull’ipoteca, cosa però impossibile per via del fatto che ci fosse la banca di mezzo. A quel punto propose di vendere il negozio, ma dalla vendita avremmo potuto ricavare solo una parte del valore. Noi ci siamo opposti, ed è stata messa l’ipoteca giudiziaria su tutto il nostro patrimonio».
«Ci è stato impedito di lavorare. Per riprendere la casa abbiamo bisogno di aiuto»
I fornitori hanno chiuso i rubinetti, e la coppia avrebbe dovuto pagare in contanti. Il problema però era che i clienti rateizzavano, o ricorrevano alle cambiali. «Ho cercato di far fronte alle spese con l’altro negozio finché ho potuto. Però i miei figli sono stati costretti a emigrare in cerca di lavoro».
Intanto ad aggiudicarsi la casa è stato il titolare di una ditta di pompe funebri locali. «L’unica soluzione sarebbe che rinunciasse all’acquisto. E magari recuperare la somma grazie a una rete di solidarietà».