“Tassi d’interesse al 2000%”. Ma per la banca l’usura è tutta da dimostrare
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico
Ancora una volta la saggezza popolare denota una straordinaria capacità di sintesi, e si adatta a descrivere un caleidoscopio di situazioni.
In ambito bancario raramente la scelta impropria di un direttore di filiale può essere riconducibile a buona fede o anche solo a “semplice” disattenzione. Ciò rende in partenza eventuali dirigenziali particolarmente opinabili.
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Se l’atteggiamento anomalo viene reiterato anche dai successori dei vertici dell’istituto, le proporzioni dell’illecito che ne deriva risultano macroscopiche. Qualcosa di simile a un elefante in un negozio di cristallerie, praticamente impossibile da non notare. Così, chiunque sarebbe saltato sulla sedia, dopo aver constatato di aver corrisposto al proprio istituto di credito tassi d’interesse prossimi al 2000% per il mantenimento di due conti correnti.
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È partita da qui la denuncia di un imprenditore di Pontedera (Pisa) operante nel settore edile. Il computo degli interessi sugli interessi, ovvero l’anatocismo, applicato tra il 2006 e il 2013 sulle anticipazioni di cassa avrebbe fatto lievitare i tassi fino a sforare il valore limite connesso all’usura. Nei mesi scorsi è stata presentata querela e la parte civile ha chiesto 500mila euro a titolo di risarcimento danni.
Per tutta risposta la Procura aveva chiesto l’archiviazione ma, a seguito delle proporzioni assunte dalla vicenda, documentate dai periti di parte, si è giunti all’imputazione coatta dei tre bancari che hanno guidato l’istituto il 2006 e il 2013. L’imprenditore pisano si sarebbe visto addebitare in sette anni tassi di interesse da capogiro, una spirale senza fine che, partendo da importi a tre cifre (383%, 418% e 899%), è arrivata a superare quota mille (1424% e 2046%).
Il processo sarebbe dovuto partire nei giorni scorsi, ma le udienze previste sono state rinviate a febbraio per ragioni burocratiche. Nel frattempo i legali dell’istituto di credito hanno espresso le proprie perplessità circa i risultati delle consulenze di parte.
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La redazione