Tassi usurari, azienda chiede risarcimento di 30 milioni di euro
L’usura bancaria è, nel nostro Paese, una specie di storia infinita. Una piaga ancora difficile da sradicare, nonostante diciotto anni fa sia stata anche introdotta una legge apposita. Spesso quindi valgono a poco, in concreto, gli indici pubblicati periodicamente allo scopo di definire il valore soglia oltre cui deve scattare l’allarme. Fortunatamente però, la tenacia di tanti piccoli e medi imprenditori che non si rassegnano a essere schiacciati dalle banche comincia a dare i suoi frutti.
E’ di questi giorni la notizia della vittoria in sede legale di un'azienda conserviera campana costretta a chiudere tredici anni fa, a causa delle richieste (simultanee) di rientro del debito provenienti da 12 istituti di credito
L’impresa aveva subito tassi d’interesse molto più salati del dovuto, ed era quindi stata costretta al default. Però, grazie alla Kipling, società pugliese che offre consulenza e procedure informatiche di valutazione dei tassi, ha ottenuto, almeno in parte per il momento, giustizia. Il funzionario di un istituto di credito nazionale è stato infatti condannato a un anno e due mesi di detenzione.
«Si tratta di un tema delicato e il caso in questione è molto particolare e non è certo possibile generalizzare. Sono tanti gli imprenditori che ritengono di aver dovuto pagare tassi usurai, ma ogni caso fa storia a sé e va valutato con attenzione». Così ha commentato la vicenda il titolare di Kipling Francesco Leo.
Ora la vicenda sarà discussa in sede civile, per definire il risarcimento della parte lesa, stimato per 34 milioni di euro. Intanto, si attende di capire quale trattamento sarà riservato agli altri 11 istituti di credito.