Notizie

Fermo amministrativo per l’auto di un malato di cancro. «Come farò a curarmi?»

Si può tirare dritti come panzer, anche in presenza di un male che non lascia scampo?Tenendo conto dell’operato dell’Agenzia di Riscossione sembrerebbe proprio di sì. L’ultimo caso di ordinaria e implacabile burocrazia ha avuto luogo a Pavia, dove un 60enne malato di cancro ha subito il sequestro della macchina, un’Alfetta, che gli è indispensabile per raggiungere Forlì e curarsi. 
C.B. infatti è costretto a spostarsi ogni due settimane in Romagna per effettuare i cicli di chemioterapia.«Ho in corso una rateizzazione con Equitalia per il pagamento di alcune somme arretrate. Purtroppo ho “saltato” alcune rate, anche perchè la mia mente, in questo momento, è completamente occupata dalla malattia che sto cercando di combattere».
 
Raggiungere Forlì in treno implicherebbe per l’anziano un ulteriore stress, fisico e psicologico, in quanto i postumi della terapia a cui si sottopone sono, evidentemente, molto pesanti. 
 
«Non so cosa fare, ma vorrei che Equitalia tenesse conto anche della mia buona volontà e delle condizioni nelle quali mi trovo». L’auspicio è che la burocrazia riesca a trovare un compromesso tra la propria pretesa creditoria e l’umanità necessaria ad affrontare vicende umane come questa.
 

 

A Reggio Calabria Equitalia colpisce (si fa per dire) la Casta

Quando si tratta di pignorare gli onorevoli, l’Agenzia di Riscossione, improvvisamente, rispolvera i guanti di velluto. Succede a Reggio Calabria, dove sono stati “colpiti” i vitalizi di quattro ex consiglieri regionali. Bocche cucite per quanto riguarda i nomi, quel che è certo, però, è che i debiti da saldare oscillano tra 10mila  e 20mila euro.
 
Equitalia pignorerà mensilmente 1/7 o 1/10 del totale, a seconda dei casi. Ovviamente, questa decurtazione inciderà poco sugli introiti dei consiglieri, se si pensa che incassano orientativamente tra i 2mila e i 5mila euro. Nelle scorse settimane una sorte simile è toccata a un altro consigliere, a cui sono stati trattenuti circa 700 euro ogni 30 giorni per un debito di più di 30mila euro. 
 
 

 

Equitalia lo insegue da 40 anni per avere 400mila euro. Ma il debito non era suo

Lo stalikng ha tante facce. A volte anche quella dell’Agenzia di Riscossione. A farne le spese, un consulente informatico di 50 anni, Fabrizio Canevali. L’uomo, che vive e lavora a Trento, si è visto congelare tutto (proprietà, liquidi) in virtù di un “debito” contestato non a lui, bensì alla madre, 40 anni fa, quando lui non aveva neanche 10 anni. La cifra è di quelle che fa tremare i polsi: 384mila euro.

Tutto comincia quando la donna, all’epoca proprietaria di una gioielleria, a seguito di tre accertamenti, viene accusata di non aver pagato le tasse. Inizialmente decide di saldare, beneficiando del cosiddetto “condono tombale”, successivamente ricorre al giudizio per far valere le sue ragioni. Così, negli anni si susseguono una serie di sentenze a suo favore.

Cartelle esattoriali: Equitalia ti avviserà via sms


Ciononostante, l’Agenzia delle Entrate chiama in causa la Commissione Centrale, dove il ricorso rimane bloccato fino a quattro anni fa, quando, a sorpresa, arriva la sentenza di condanna per Claudia (nel frattempo defunta).

Nel frattempo Fabrizio Canevali ha rinunciato all’eredità della madre, eppure l’Agenzia delle Entrate lo chiama in causa «e in maniera imbarazzante richiama una sentenza della Cassazione che, in caso di condanna della parte deceduta, prevede che l' azione per rientrare dell'obbligazione possa essere rivolta solo ad uno degli eredi». Nel frattempo l’ingegnere e suo fratello si vedono recapitare due cartelle esattoriali da 150mila euro ciascuna. Il terzo fratello, residente a Milano, non è stato invece coinvolto.

«Il mio atteggiamento non è di rabbia ma oggi ho cinquant'anni e voglio che la mia vita sia limpida, perché non ho mai commesso nulla di sbagliato. Allora, chi ha il potere di togliere ed emettere cartelle, irridere le sentenze, per me va fermato. A tutela delle stesse istituzioni che hanno emesso una sentenza dove si dice che io non sono erede». Questo lo sfogo dell’uomo ai microfoni de La Gabbia, trasmissione de La7.