«Anche se non sono stato un buon imprenditore, non sono mai stato disonesto. Ciononostante Equitalia, mi ha tolto tutto, mi ha messo in ginocchio. Ho i documenti che dimostrano la mia disponibilità a saldare il debito con lo Stato fino all’ultimo centesimo. L’importo da pagare, senza more e interessi, non avrebbe superato i 350mila euro complessivi. Oggi, a 50 anni suonati, continuo a fare il camionista, con lo stipendio mensile pago l’affitto e le spese, e con quel poco che mi resta ci campo. Vogliono riprovare a pignorarmi un quinto dello stipendio? Altri al mio posto si sarebbero lasciati andare già da tempo, e li capisco, ma io non mollo. Sono certo di essere vittima di un’ingiustizia e combatterò per dimostrarlo».
Amareggiato, ma agguerrito. Si può descrivere così, in due parole, Giorgio Magnani, proprietario fino a qualche anno fa, di un’avviata ditta di autotrasporti. L’inferno è iniziato nel 2002, quando, spiega, «a causa della crisi e di fallimenti altrui, ho vissuto un periodo di difficoltà, che mi ha impedito di versare tutti i contributi che avrei dovuto. Così, Equitalia ha deciso di trattarmi come il più incallito dei criminali. Si è presa la casa, e poi l’ha svenduta per 100mila euro. Voglio precisare, però, che la prima cartella esattoriale l’ho pagata ancor prima di aver ottenuto la rateizzazione del debito. Pian piano avrei estinto l’importo iniziale, ma non me ne è stata data la possibilità. Così, anche le banche mi hanno voltato le spalle».
Intanto, a febbraio l’Agenzia di Riscossione ha provato a mettere le mani anche sul suo stipendio, e a quel punto Giorgio Magnani ha chiesto aiuto a Federconsumatori, conseguendo una prima, significativa, vittoria. Si è visto rimborsare i mille euro già trattenuti, e ha ottenuto il blocco del maxi debito, nel frattempo ridotto a 1 milione e 200 mila euro.