Lo Stato deve ai privati circa mille miliardi, provenienti da controlli fiscali e contributivi. Il 90% di questi sarebbe destinato a piccoli imprenditori. Continuando così, il sistema Paese rischia di finire allo sbando. A lanciare l’allarme è stato Luciano Dissegna, ex dirigente dell’Agenzia delle Entrate nonché tributarista e arbitro Consob.
Otto anni fa l’uomo si è dimesso da Equitalia, per manifestare il suo dissenso nei confronti dei metodi utilizzati. Da allora, ha intrapreso una personale battaglia volta a ridimensionare l’ingerenza fiscale dello Stato, e sensibilizzare le piccole e medie imprese sui loro diritti.
«L’Agenzia continua di fatto ad accertare capacità contributiva inesistente, in spregio all'articolo 53 della Costituzione, secondo cui tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Cosa suggerisce di fare, quindi, Luciano Dissegna? «Rivolgetevi all’amministrazione del vostro Comune, per chiedere l’approvazione di un ordine del giorno che sposti i controlli fiscali ai grandi gruppi legati agli appalti pubblici. I fatti di cronaca dimostrano che è lì che si annida la corruzione e l’evasione».