«L’Agenzia di Riscossione faccia i nomi». A chiederlo, a gran voce, attraverso una petizione che sta dilagando su Internet, è il vicentino Luciano Dissegna, che per 30 anni è stato dirigente dell’Ente. L’uomo ha “denunciato “ che i debiti inesigibili toccano quota 600 miliardi di euro. Necessaria, quindi, la pubblicazione dell’elenco dei suoi fornitori.
Emblematica, la storia di Dissegna. Degna di un film, per certi versi. Una vita spesa a lavorare come tributarista all’interno di Equitalia, per poi dimettersi 7 anni fa, in segno di protesta nei confronti dei metodi impiegati dall’Ente. Attualmente, in collaborazione con il primo dei suoi quattro figli, avvocato penalista, supporta cittadini e imprese nei contenziosi che coinvolgono il suo ex datore di lavoro. E nella stragrande maggioranza dei casi, gratuitamente.
«Equitalia procura più danni che vantaggi alla nazione. Peggio: arriva a comportamenti che rasentano il falso, la minaccia, la violenza, la ritorsione e persino l'estorsione, come documentato in un esposto indirizzato da un mio assistito alle autorità preposte e rimasto lettera morta. Più che quella delle entrate, se fossi Matteo Renzi io istituirei l’Agenzia delle uscite per mettere sotto controllo la spesa pubblica, il vero cancro di questo Paese». Così Dissegna in un’intervista rilasciata a Stefano Lorenzetto per Il Giornale. «L’ente spara accertamenti a caso, perde il 50% delle cause e uccide l'economia per ingrassare i tributaristi».
Riuscirà il dissenso rappresentato da Dissegna e vissuto sulla propria pelle da moltissimi contribuenti a uscire da Facebook e incidere concretamente sulle decisioni prese nei palazzi? Lo scopriremo solo vivendo…