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Pandemia e immobili: la protesta attraversa l’Italia

Aste e pignoramenti sospesi a causa del Covid19? Solo sulla carta

Pignoramento-case-Covid19La cronaca, infatti, ci informa sistematicamente della drammatica situazione abitativa che accomuna tutta Italia. Conseguenza, questa, delle difficoltà materiali insorte in concomitanza con l’insorgere della pandemia.

Nei giorni scorsi, ad esempio, è arrivata la notizia dello sciopero della fame di un imprenditore lucano, colpito da un pignoramento immobiliare a suo dire ingiustificato, e per cui attualmente è indagata la delegata alla vendita.

L’esproprio, secondo l’imprenditore, sarebbe scaturito da una serie di anomalie, sostanziali e procedurali. Tra cui, il fatto che la prima data per il pignoramento fosse stata fissata prima dell’udienza relativa al decreto di trasferimento.

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Contestualmente è stato ignorato il diritto a poter usufruire di un’abitazione dignitosa in sostituzione a quella espropriata, mentre la misura cautelare è ancora congelata sia in sede civile che penale.

All’origine di tutto, la revoca di un fido su conto corrente nel 2012, e la successiva catalogazione della sua posizione a sofferenza. Il tutto, precisa l’imprenditore, senza che l’istituto di credito di cui era cliente gli avesse proposto un piano di rientro.

Intanto, gli organi che avrebbero dovuto vigilare (e poi intervenire) rimanevano in disparte, non potendo, a loro dire, inserirsi nell’attività di credito erogata da soggetti terzi.

In Sardegna, il sindaco di Decimoputzu, dal canto suo, ci ha messo la faccia, e rimesso la fascia tricolore, condannando pubblicamente le aste giudiziarie che stanno colpendo molte aziende agricole locali.

Oltre il danno la beffa: non solo il congelamento dell’esproprio non c’è stato, ma ha riguardato anche l’abitazione in quanto, nonostante molti imprenditori agricoli sardi vivono proprio in corrispondenza della loro azienda, indipendente dalla classificazione catastale dell’immobile.

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Cartelle-esattoriali-31-agostoOrmai infatti è prassi consolidata confermare i provvedimenti relativi al congelamento dei debiti verso lo Stato a ridosso della scadenza del presunto “termine ultimo”. In pratica, lanciare in avanti la palla è diventata la normalità. Però non è affatto scontato che sia questo il modo migliore per evitare che si aggravi la situazione dei contribuenti in difficoltà economica.

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Ma andiamo con ordine, il Decreto Lavoro emanato dal Governo lo scorso 30 giugno ha esteso al 31 agosto 2021 il congelamento delle attività di riscossione da parte di Agenzia delle Entrate. Sulla carta, quindi, queste potrebbero ri-attivarsi a partire dal 1°  settembre. Contestualmente alle procedure esecutive, vale a dire ai pignoramenti presso terzi ed ai pignoramenti di beni mobili ed immobili.

Chi è interessato dalla proroga del blocco delle cartelle?

I contribuenti che avrebbero dovuto effettuare dei pagamenti nel periodo compreso tra l’8 marzo 2020 ed il 31 agosto 2021.

Chi, invece, aveva usufruito della rottamazione ter o del caldo e stralcio delle cartelle dovrà rispettare la scadenza del 31 luglio 2021 precedentemente fissata; la parziale buona notizia è che, essendo l’ultimo giorno di luglio un sabato, l’effettiva data ultima per regolarizzare la propria posizione è il 9 agosto (tenendo conto anche dei 5 giorni canonici rottamaziudi tolleranza).

Cartelle esattoriali congelate: di che numeri parliamo?

Secondo stime recenti le notifiche attese per settembre sono circa 50 milioni, ed entro dicembre 2021 saranno circa 10 milioni i contribuenti che vedranno “bussare alla porta” il Fisco e battere cassa.

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Tra un debito non rimborsato e il pignoramento, c’è di mezzo l’atto di precetto

Pignoramento-beniL’esproprio forzoso si concretizza solo dopo che al debitore sia stata concessa, tramite notifica, l’ultima chance di rimborsare, entro 10 giorni, la somma pendente. In alternativa si potrebbe interpellare il cosiddetto Organismo di Composizione della Crisi per negoziare con il creditore almeno il pagamento di una parte della somma originaria.

Se l’atto di precetto cade nel vuoto, si procede all’invio del titolo esecutivo, rappresentato da un atto giudiziario (sentenza, decreto ingiuntivo) o stragiudiziale (ad esempio, il cosiddetto titolo di credito, nello specifico il titolo al portatore, il titolo all’ordine o il titolo nominativo).

Il pignoramento comporta una perizia da parte del Consulente Tecnico d’Ufficio, finalizzata a quantificare il valore di mercato, di realizzo o decurtato delle spese, in riferimento ai beni espropriati. Questi vengono poi venduti al più basso dei tre importi, così da contenere le spese a carico del tribunale.

Come fare a scongiurare il pignoramento dei beni?

Ci sono varie opzioni, oltre alla succitata ricomposizione della crisi (l’esdebitazione è sancita dalla legge n.3 del 2012, anche detta salvasuicidi). La scelta dipende dalla natura dei beni espropriati.

Il saldo e stralcio, ad esempio, garantisce velocità di vendita e di trasferimento del bene. Contestualmente, la somma incassata dal debitore sarà maggiore di quella che avrebbe che avrebbe garantito un’asta giudiziaria.

Si può, invece, usufruire della conversione del pignoramento versando un sesto del dovuto al creditore. Se il giudice dà il via libera, il debito originario andrà saldato entro 4 anni.

La redazione