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Giù le mani dallo stipendio: la sentenza della Cassazione

Per chi ha un debito, il pignoramento presso terzi è l’incubo che diventa realtà

Pignoramento-presso-terziCosì può capitare di scoprire per puro caso, tramite estratto conto, che la busta paga è stata “ripulita” e alleggerita a monte. E la sorpresa ha il sapore della cicuta. La velocità con cui questa si manifesta, però, dipende dalla categoria a cui appartiene il creditore. Se si tratta di un privato, infatti, lo stipendio viene aggredito nel momento stesso in cui viene emessa la notifica del provvedimento, ma PRIMA deve essersi svolta la relativa udienza.

Se invece il creditore è lo Stato, questo agisce tramite Agenzia delle Entrate Riscossione che invia una cartella esattoriale in tutto equivalente ad un titolo esecutivo. Viene cosi bypassata la “tappa” in tribunale. E se il debitore non contesta il provvedimento, assume carattere definitivo; ci sono 60 giorni di tempo per estinguere la pendenza, altrimenti il pignoramento parte in automatico.

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La buona notizia, però, è che una sentenza della Corte di Cassazione (la n.1546 del 21 luglio 2020) ha messo dei paletti ai criteri che rendono valido un atto di pignoramento. Nello specifico questo è nullo se non contiene la chiara indicazione della natura e tipologia del debito.

La pronuncia degli Ermellini è particolarmente significativa in quanto finora è stata prassi diffusa indicare nella cartella esattoriale unicamente l’importo totale dovuto.

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Decreto Sostegni & contributi a fondo perduto: facciamo chiarezza

Contributi-fondo-perduto-DraghiIl provvedimento varato dal Governo Draghi ha prorogato e integrato molteplici misure finalizzate ad arginare, nell’immediato futuro, l’esplosione della pressione fiscale (cartelle esattoriali da pagare, da notificare…), e supportare attività e liberi professionisti che hanno subito una drastica riduzione del volume d’affari a causa della pandemia di Covid19.

Nei giorni scorsi, ad esempio, sono stati resi noti i dettagli operativi relativi ai contributi a fondo perduto. Ecco chi può accedervi, a quanto ammontano, e qual è la procedura da seguire per farne richiesta.

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Identikit dei beneficiari

I contributi sono destinati ai titolari di partita Iva attivata prima del 23 marzo 2021che abbiano registrato nel 2019 ricavi entro 10 milioni di euro e che nel 2020 abbiano subito una riduzione del fatturato medio mensile di almeno un terzo. In caso di partita Iva aperta prima del 1° gennaio 2019 quest’ultimo requisito non è richiesto.

Come si inoltra la domanda?

Attraverso il sito di Agenzia delle Entrate, o la piattaforma dedicata creata da Sogei, o un intermediario abilitato (ad es: Caf). C’è tempo fino al 28 maggio.

A quanto ammonta il contributo e come viene erogato?

Dipende dalla fascia in cui si rientra. Ce ne sono 5, differenziate in base allo scostamento tra il fatturato medio mensile del 2019 e quello del 2020.

Sarà il destinatario a decidere la modalità di liquidazione della somma: tramite credito d’imposta in compensazione, o sotto forma di bonifico su conto corrente.

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Si scrive asta giudiziaria, si legge, spesso, speculazione

Vendfita-asta-giudiziariaIl pignoramento di beni mobili e immobili mette in moto una procedura burocratica che può culminare con la vendita al massimo ribasso possibile. La letteratura sulle astuzie ed i cavilli sfruttati dai frequentatori incalliti di aste è nutritissima. Un grande classico, ad esempio, è far sì che un certo numero di incanti vada deserto, per poi tuffarsi con la rapidità e l’implacabilità del predatore su case o quadri e gioielli di pregio storico che altrove ed in altri momenti sarebbero costati un occhio delle testa, rivelandosi, sostanzialmente, completamente al di fuori della propria portata.

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Le aste si rivelano all’insegna dello sciacallaggio non solo a causa di malviventi di professione, magari ”specializzati” nel settore, ma anche a causa di potenziali acquirenti  abilmente camuffati sotto la maschera della rispettabilità, affidabilità ed autorevolezza di chi opera sul mercato immobiliare da anni.

L’ultimo esempio in tal senso, in ordine di tempo, è rappresentato da un caso accaduto recentemente a Imperia. La Procura infatti ha aperto un’inchiesta su due consulenti immobiliari abusivi, la loro collaboratrice, tre avvocati, ed un impiegato notarile. Questa decisione è seguita all’indagine effettuata dalla Guardia di Finanza.

I capi d’imputazione contestati sono molteplici, tra cui turbativa d’asta, falsificazione di pubbliche autenticazioni, diffusione indebita del segreto d’ufficio.

La macchina della truffa era ben oliata e collaudata: i legali aggiornavano in tempo reale i sedicenti consulenti degli immobili in procinto di finire all’asta, e i secondi provvedevano a mettere online relative foto e informazioni catastali. Su siti dedicati alla vendita immobiliare. Poteva così succede che una casa di valore 10 e base d’asta 6 venisse pubblicizzata ad un prezzo di 4.

Ad allertare la guardia di finanza era stato il proprietario di un immobile messo all’asta dal Tribunale di Imperia e contestualmente  esposto “in vetrina” online. L’uomo aveva scoperto l’esistenza del “doppio canale” in maniera fortuita.

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