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Covid e cartelle: la proposta di Federcontribuenti

La gestione della pandemia di Covid sta diventando sempre più una soap opera a puntate

Proroga-blocco-cartelle-FedercontribuentiIl gioco del “dico-non dico” da parte di ministri e capo del Governo, le indiscrezioni/anticipazioni che si accavallano – e smentiscono – continuamente, i decreti e le loro ambigue disposizioni tutte da interpretare o, anche laddove siano cristalline sulla carta, si rivelano poi completamente slegate dalla realtà.

Un esempio su tutti? Le cartelle esattoriali.

Infatti, se all’inizio del 2021 il blocco del loro invio (si parla di 58 milioni di avvisi di pagamento) era stato prorogato fino al 31 gennaio, in concomitanza con l’avvicinarsi di questa scadenza, il tutto è stato nuovamente congelato fino al 28 febbraio. Ma era del tutto evidente che sarebbe stato praticamente impossibile che allo scoccare della mezzanotte del 1° marzo la situazione economica dei contribuenti indebitati cambiasse radicalmente, consentendo loro di saldare senza problemi i debiti accumulati con il Fisco nell’ultimo anno.

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Così, Federcontribuenti ha preso pubblicamente posizione chiedendo un’ulteriore proroga del blocco valida – almeno - fino a giugno prossimo. Contestualmente è stata avanzata la proposta di commisurare l’ammontare delle cartelle da notificare al reddito percepito dal contribuente, fissando un importo massimo pari ad un quinto di questo.

La redazione 

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Fisco fa orecchie da mercante. Tribunale annulla cartella da 100mila euro

Quando c’è di mezzo la legge, il silenzio costa

Silenzio-FiscoMa non nella stessa misura, ai contribuenti ed allo Stato. Così, se i primi ignorano un avviso di pagamento, una multa, o una scadenza fiscale, scattano, a mo’ di tagliola, gli interessi di mora. Quando invece è Agenzia delle Entrate Riscossione a non rispondere ad una richiesta (di chiarimento) o ad una rettifica inoltrata dal – presunto – debitore, il massimo a cui si può aspirare è la cancellazione dell’infondato credito. Come se il tempo perso per risolvere la questione, le notti insonni e lo stress quotidiano che ne sono conseguiti, non meritassero un risarcimento. Come se non costituissero un danno, fisico e morale, consistente e quantificabile.

È di questi giorni che il Tribunale di Lecce, con sentenza n.2090/2020, ha annullato una cartella da 100mila euro in quanto Agenzia delle Entrate Riscossione non aveva risposto all’istanza del contribuente entro i 220 giorni fissati dalla legge.

All’origine di questa pronuncia, emessa a settembre dello scorso anno ma diventata esecutiva solo adesso, in quanto il Fisco non si è appellato, è stato un episodio risalente a giugno 2019. Ad un’azienda salentina era stato notificato un pignoramento da capogiro: il presunto credito, infatti, ammontava a 400mila euro. Quest’ultima aveva poi rilevato che 100mila euro erano stati indebitamenti richiesti, ed aveva presentato istanza ad hoc, come previsto dalla legge 228/2012, documentando di aver già estinto la pendenza.

La mancata risposta da parte di AER entro 220 giorni avrebbe dovuto far decadere la pretesa, ma così non è stato. Il Fisco, infatti, successivamente era tornato alla carica. La società salentina ha così chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria, che lo scorso settembre ha accolto le sue ragioni.

La redazione

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Partite Iva: decreto su bonus e anno contributivo bianco (?)

Il Ristori 5 non c’è ancora, ma i suoi soprannomi sì. Compresi quelli riciclati

 

Decreto-Ristori-5-partite-IvaCosì, qualcuno gli ha già affibbiato l’appellativo di Salva Imprese volendo sottolineare che questo conterrà, tra le altre cose, robuste misure a sostegno di chi ha un’azienda, una società, o “semplicemente” una piccola attività commerciale (Peccato che i precedenti – omonimi – decreti e il cosiddetto Liquidità non abbiano portato granchè bene al tessuto produttivo italiano).

 

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Al netto di pessimismo e scetticismo, il Decreto Ristori 5 dovrebbe essere varato a fine gennaio, e comporterà uno scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro. Questo – presumibilmente - introdurrà nuovi contributi a fondo perduto per aziende, società ed attività commerciali pesantemente danneggiate dalla pandemia, bonus per stagionali e Partite Iva, e confermerà misure di sostegno al reddito come la Cig, la Naspi ed il Rem (degli interventi a carattere fiscale abbiamo già parlato qui).

 

Contributi a fondo perduto: cosa cambia?

Il Governo sembrerebbe aver rivisto i requisiti di accesso: niente più discrimine legato al codice Ateco di appartenenza. Confermato, invece, il criterio del calo di fatturato (maggiore o uguale al 33%) registrato nel 2020; ulteriori fattori da prendere in considerazione saranno le spese fisse sostenute dal proprietario dell’attività commerciale/azienda ed eventuali aiuti economici GIA’ ricevuti lo scorso anno.

Un’altra misura a sostegno degli autonomi che potrebbe trovare spazio nel Decreto Ristori 5 è l’anno bianco contributivo.

 

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