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Perché richiedere il casellario giudiziale?

Ce l’hai fatta

Casellario-giudizialeHai superato il colloquio con una grande azienda, la più grande nel tuo settore professionale. Quella per cui, sin da quando hai iniziato, desideravi lavorare. Il tuo sogno è ad un passo dal realizzarsi. Restano da espletare solo alcune pratiche burocratiche, tra cui la presentazione del tuo casellario giudiziale.

Per un attimo vai nel pallone. Non sai neppure cos’è, il casellario giudiziale. Non te lo hanno mai chiesto, i precedenti datori di lavoro, e quindi non hai la minima idea di qual è l’iter per richiederlo. Ecco, in breve, tutto quello che c’è da sapere sull’argomento.

Di cosa parliamo quando parliamo di casellario giudiziale?

Come suggerisce la parola, si tratta di un archivio che fa riferimento alla Procura della Repubblica di ciascun tribunale ordinario italiano. Al suo interno si trovano gli estratti delle sentenze emesse dall’autorità giudiziaria e da quella amministrativa; questa raccolta consente di avere un quadro complessivo dei rapporti tra ogni persona fisica/persona giuridica/ditta individuale e la giustizia, mediante l’elenco di eventuali procedimenti penali o civili (in fieri o già approdati a sentenza definitiva).

Dal casellario giudiziale possono essere estrapolati due tipi di certificati, che informano in merito a

  • eventuali condanne penali, civili e amministrative passate in giudicato;
  • processi ancora in corso (cosiddetti carichi pendenti).

I casellari giudiziali dislocati sul territorio confluiscono nel casellario centrale del Ministero della Giustizia; i soggetti che possono “interrogare” l’archivio sono le istituzioni giudiziarie, amministrative e le persone fisiche.

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La redazione 

 



 

Multe e cartelle esattoriali: cosa dobbiamo aspettarci dal 16 ottobre?

Meno nove…”all’alba”

Ripresa-prelievo-Fisco-16-ottibreIl 15 ottobre scade il termine relativo al congelamento delle cartelle esattoriali. Cosa bisogna aspettarsi, quindi, dal 16 ottobre? Tolleranza zero da parte di Agenzia delle Entrate Riscossione?

Ansie e dubbi – leciti –da parte dei contribuenti potrebbero essere almeno smorzati, stando alle recenti dichiarazioni di Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia. Infatti, il principio regolatore della ripresa dell’attività di riscossione dovrebbe essere gradualità. Dunque, la buona notizia sarebbe che NON ci sarà una cascata di cartelle e avvisi di pagamento a partire dalla prossima settimana, tuttavia si avvierà una “rateazione forte” dei debiti più datati, vale a dire quelli derivanti da accertamenti effettuati negli anni passati.

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Nelle scorse settimane, in concomitanza all’esame da parte della commissione parlamentare sui molteplici emendamenti al Decreto Agosto, era stata ventilata l’ipotesi di un ulteriore proroga della moratoria fiscale, poi accantonata anche in considerazione delle ultime stime rese note da Agenzia delle Entrate Riscossione. A settembre, infatti, questa aveva calcolato una mole di circa 9 milioni di cartelle esattoriali rimaste sospese a partire da marzo 2020 (pari ad un aggravio del deficit di circa 166 milioni di euro), la stragrande maggioranza delle quali relative a debiti di ammontare inferiore a 5mila euro. Crediti di “proprietà” dell’erede di Equitalia solo nel 36% dei casi, mentre il 18% riguarda multe e tributi locali (di pertinenza di Regioni e Comuni).

Qual è quindi lo scenario più probabile, a partire dal 16 ottobre?

Ri-attivazione delle procedure finalizzate all’ipoteca, al pignoramento ed al fermo amministrativo. Consegna di nuove cartelle esattoriali, e saldo entro novembre dei pagamenti rateali scaduti nel periodo compreso tra l’8 marzo ed il 15 ottobre.

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Posso aprire un nuovo conto corrente se ne ho un altro pignorato?

Debito = morte finanziaria e personale?

Pignoramento-cc-e-apertura-nuovoTutte le persone che, almeno una volta nella vita, si sono ritrovate a non poter onorare scadenze e pagamenti hanno affrontato il tarlo di questo dubbio.

Un debito insoluto, infatti, determina, a cascata una serie di conseguenze, tra cui l’iscrizione in Centrale Rischi, la dicitura di protestato, e l’aggressione, da parte del creditore, dei beni di proprietà, mobili e immobili. In una parola, del pignoramento.

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Che succede se il creditore si rivale sul mio conto corrente? Non potrà più aprirne un altro, neanche dopo aver saldato la propria pendenza? Proviamo a fare chiarezza sull’argomento.

“L’aggressione” delle somme depositate sull’Iban del debitore è un’opzione molto gettonata, in quanto permette – in linea teorica – di ottenere la restituzione della somma pendente in modo semplice e veloce. Senza che sia necessaria la sfiancante – per ambo le parti – procedura dell’esproprio di beni mobili e immobili e la conseguente asta giudiziaria.

Per pignorare un conto corrente, invece, è sufficiente che l’ufficiale giudiziario inoltri la richiesta all’istituto di credito in cui è stato aperto, e se l’importo depositato è superiore al debito, viene drenata la cifra necessaria a saldarlo.

Qualora invece il denaro disponibile sull’Iban sia inferiore, il pignoramento rimane in stand-by fino a quando su questo “atterrerà” ulteriore liquidità. O, nel caso in cui il debitore sia titolare di altri conti presso lo stesso istituto, il creditore tenterà di aggredire anche questi fino a raggiungere l’importo che gli deve essere rimborsato.

Se in questa fase il debitore vuole aprire un nuovo conto corrente, è quasi impossibile che possa farlo presso la banca dove ha subito il pignoramento. C’è uno spiraglio solo se si rivolge ad altri istituti di credito, ma a patto di dimostrare di essere appetibile dal punto di vista finanziario. Ovvero di disporre di un reddito dimostrabile.

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